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Intervista a Valeria Solarino sul film Viaggio Segreto


Intervista all'attrice Valeria Solarino, interprete della parte di Ale Ferri nel film "Viaggio Segreto" di Roberto Andò


Intervista a Valeria Solarino sul film Viaggio Segreto
"Ale Ferri", Valeria Solarino
Come le è capitato di essere scelta per questo ruolo?
Valeria Solarino: Roberto Andò mi aveva convocato solo per un colloquio e invece mi ha fatto subito un provino. Si trattava di recitare una scena muta in cui nella finzione un insegnante di recitazione mi invitava ad improvvisare in scena sulla base di una musica: Roberto mi ha chiesto di dirigermi seria verso l’insegnante, di chinarmi verso il basso e iniziare a piangere senza singhiozzi, soltanto con delle lacrime intervallate da risate. C’è stato un attimo di perplessita’ in cui non riuscivo a comunicare ma poi mi sono lasciata andare perché lui mi dava sicurezza, la sua riservatezza e la sua timidezza me lo hanno fatto sentire più vicino, come se lo conoscessi già da tempo. Tutto questo mi ha stupito molto perche’ avveniva al nostro primo incontro, è stato subito spiazzante ma importante per capire che mi sentivo a casa. Ho sperato tanto di poter fare questo film soprattutto per il rapporto che avevo capito poteva instaurarsi tra noi lavorando.

Chi è la Ale che interpreta?
Valeria Solarino: E’ una persona fragile, ha un modo di essere donna molto singolare, ha bisogno di suo fratello Leo che per lei è l’unico riferimento dopo aver perso la madre quando era molto piccola in un evento tragico. I due fratelli vivono sullo stesso pianerottolo, lei ha le chiavi di casa, c’è un tipo di rapporto quasi simbiotico, molto stretto, intimo, ma nulla di morboso, solo un forte senso dell’unione e un amore tra fratelli molto positivo, cementatosi quando sono venuti a mancar loro per motivi diversi i genitori che per troppo amore e passione tra di loro avevano un po’ dimenticato i figli mettendoli tra parentesi. Nella vita di Ale a un certo punto arriva un uomo, Harold, un artista di cui lei si innamora, una persona che la solleva in alto, che non la fa sprofondare nel ricordo oscuro del proprio passato che lei ha rimosso o cerca di rimuovere e forse è l’uomo giusto per farlo. Harold vuole regalarle la casa dell’infanzia siciliana, pensa di fare un bel gesto e invece innesca un meccanismo che il fratello riesce a bloccare per proteggere e tutelare Ale come ha fatto per tutta la vita.

Tutti i personaggi della storia compiono un diverso tipo di viaggio..
Valeria solarino: Si, ma l’unica che non compie nessun viaggio è Ale, non lo deve compiere per non rompere una magia. Resta stabilmente nello stesso posto, a Roma, dove si sta innamorando, ha dei ricordi inconsapevoli del padre e della madre innamoratissimi tra loro, chiede aiuto al fratello che la rassicura e le dice che Harold è l’uomo giusto. Se lei tornasse in Sicilia la visione di quella casa dell’infanzia romperebbe l’oblio, anche psicologicamente lei non deve ricordare, sarebbe molto pericoloso...

Che cosa le piace del suo personaggio?
Valeria Solarino: Ho letto prima il copione e poi il libro da cui è tratto. E’stato bello interpretare Ale, una donna che non sopporta le emozioni e crolla a piangere per la sua fragilità e l’emotività sempre in bilico sia quando interagisce con l’insegnante di teatro sia quando e’ col fratello e gli chiede aiuto. Grazie ad Harold scopre una felicità allegra, quasi infantile e alla fine grazie all’amore supererà la propria condizione di precarietà. L’amore del fratello, però, lei lo conserverà sempre: i due alla fine si congedano con un ballo finale simile a quello dei loro genitori, come alla fine di un percorso comune, perché lei si sposa ed ha superato una certa fase. Ma anche Leo avrà il coraggio di gettarsi in una passione forte dopo essere stato tanto a lungo freddo e bloccato dimenticando la propria vita emotiva: Ale per lui rappresentava anche la sicurezza di tenere tutto congelato prima della piena maturità...

Come si è trovata sul set?
Valeria Solarino: Ho pensato molto ad Ale, arrivavo con delle proposte anche minime, Roberto le ascoltava e spesso le accoglieva, sentivo che c’era molta tranquillità anche con il direttore della fotografia Maurizio Calvesi che disponeva le luci solo dopo che la scena era stata ben impostata con gli attori. Tutto era al servizio della recitazione e non del virtuosismo fine a se stesso, tutto era funzionale a lasciare la massima libertà possibile, c’era un bel clima, una serenità di fondo, secondo me grazie a Roberto, che è un regista pacato e tranquillo e non si arrabbia mai se non quando è davvero necessario. Ci sentivamo a casa, insomma, ad esempio per la scena del pianto- che sul set è stata più difficile rispetto al provino- era difficile far uscire le lacrime a comando dal nulla, ho dovuto pensare a qualcosa di molto doloroso ma mi sono lasciata andare, c’era un silenzio rispettoso, così come ci sono state le condizioni ottimali. anche per le scene di nudo, c’era la massima attenzione, erano presenti solo le persone strettamente necessarie. Per dare il senso di una femminilità particolare abbiamo poi deciso che mi tagliassi i capelli: una donna ha i capelli lunghi per antonomasia ma Ale non doveva avere la femminilità esplosiva della madre o dell’agente immobiliare, è una donna che è femminile solo inconsapevolmente, con una certa ingenuità infantile, senza civetteria, se è sensuale lo è suo malgrado. Non è che lei sia una trasandata ma i capelli capelli lunghi te li devi sistemare, mentre quelli corti li senti come una negazione della femminilità: io e Roberto ci siamo arrivati insieme, ho proposto io di tagliarli e da lì abbiamo capito che era meglio così, che aveva un significato più adatto per il personaggio.

Come si è trovata con i suoi colleghi?
Valeria Solarino: Boni e Kusturica sono stati compagni di lavoro eccellenti, ad esempio Alessio è stato molto discreto in una difficile scena di nudo in cui entrambi ci abbracciamo senza freni inibitori come se fossimo dei bambini, una scena che mi e’ sembrata importante e necessaria per spiegare qualcosa in più di questa donna che non ha consapevolezza del proprio corpo e della propria femminilità. Kusturica mi è sembrato un pazzo scatenato con molte idee stravaganti che mi ha aiutata a vincere la mia proverbiale timidezza: dopo un po' non serviva parlare, ci capivamo con uno sguardo. Molto più facile che spiegarsi in
inglese...

26/10/2006