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"Due Partite": il film sulle donne di Enzo Monteleone


Il nuovo lungometraggio di Enzo Monteleone è apprezzabile per la sua visione d’insieme di differenti periodi storici, per la lucidità della tematica e le notevoli interpretazioni delle interpreti.


Due Partite” è il quarto lungometraggio diretto da Enzo Monteleone. Il cineasta si è fatto conoscere già dal 1986 come sceneggiatore; ha scritto quattro film per Gabriele Salvatores ed uno di questi, “Mediterraneo”, è stato premiato con l’Oscar per il migliore film straniero. Per il resto ha sceneggiato altri sette lungometraggi diretti poi da cineasti come Carlo Mazzacurati, Giuseppe Piccioni e Cristina Comencini. Quest’ultima è appunto l’autrice del testo teatrale da cui è tratto “Due Partite”.

Alla conferenza stampa svoltasi lunedì mattina al cinema Adriano di Roma erano presenti, oltre al regista, tutte le otto protagoniste del film: Margherita Buy, Isabella Ferrari, Marina Massironi, Paola Cortellesi e poi ancora Carolina Crescentini, Valeria Milillo, Claudia Pandolfi ed Alba Rohrwacher.

La figlia del noto Luigi ha precisato, all’inizio del dibattito con i giornalisti, che è stata lei ad incoraggiare il collega a portare al cinema la sua commedia dal momento che le sembrava molto interessante che fosse un uomo a guardare i personaggi femminili che lei aveva concepito.
La forza del testo”, ha quindi precisato Enzo Monteleone, “era a mio avviso quello di mantenerlo così com’è, compreso il fatto che gli uomini non ci fossero. A teatro le attrici che interpretavano le madri si calavano, nel secondo atto, anche nei ruoli delle figlie; al cinema bisogna essere più credibili per cui ho deciso di chiamare, per la seconda parte del film, altre quattro attrici note nel panorama del giovane cinema italiano. Nel testo di Cristina ho trovato cose di mia madre che poi ho riportato in particolare nei costumi di una delle protagoniste. Non credo che la mia sia un’opera pessimista, prima di tutto è un film sulla vita; la positività si intravede nella forza di queste donne che non si abbattono mai. I personaggi di “Due Partite” hanno infatti una loro bellezza interiore che è sempre presente; alcune si abbattono, certo, ma poi in generale finiscono per non dimenticare mai l’allegria. Non ho cambiato molto lo schema dei dialoghi della commedia ma ho lavorato soprattutto sul set con le attrici e per il resto con tutto quello che fa cinema, e cioè fotografia e inquadrature adatte a meglio addentrarsi negli sguardi delle interpreti. Il mio intervento tecnico di cineasta è stato la cifra evolutiva con cui ho cercato di arricchire il testo teatrale di Cristina”.

Il lungometraggio di Enzo Monteleone è incentrato sul malessere della condizione delle donne, certo mutato con il trascorrere degli anni ma altrettanto non risolto a livello più che altro esistenziale. Quella che non sembra essere mutata con il trascorrere del tempo nella condizione della donna è la ricerca della felicità e del proprio posto nel mondo; ne si può dedurre che al giorno d’oggi gli individui di sesso femminile, pur essendo più liberi e meno condizionati rispetto a trent’anni prima, non hanno superato i problemi di fondo relativi alla ricerca del proprio ruolo e sono anzi diventati più cinici forse perché, dal momento che è stato loro permesso un contatto più diretto con il mondo, immancabilmente ne sono rimasta scottati. Una tematica decisamente fine ed introspettiva è quindi alla base del film che è da ieri in poco più di duecento sale, apprezzabile soprattutto per la buona capacità di lucidità.

Il contesto teatrale non pesa molto sulla nuova opera cinematografica di Enzo Monteleone, ricorda anzi la funzionale impostazione di “Ormai è Fatta”, il lungometraggio firmato dal regista nel 1999 di cui è protagonista Stefano Accorsi. La prima parte di "Due Partite" è forse la più riuscita, oltre a rivelare profondità ed intelligenza riesce ad essere ironica e divertente; è apprezzabile inoltre l’attenzione al contesto storico nella scelta dei costumi e nella direzione delle interpreti. La seconda parte rimane meno incisiva (le attrici sembrano comunque non risentirne), specie il finale che risulta purtroppo abbastanza frettoloso, troppo ricercato, un po’ retorico e non abbastanza motivato. Le interpreti sono tutte straordinarie e ben dirette; se le “madri” appaiono volutamente sopra le righe, le “figlie” rendono altrettanto a dovere la loro aderenza alla realtà contemporanea. Tra le attrici che interpretano queste ultime sono sicuramente da segnalare Claudia Pandolfi (particolarmente intonata) e Carolina Crescentini (molto credibile e decisamente in parte).

07/03/2009, 09:58

Giovanni Galletta