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Note di regia del documentario "La Formula del Miele"


Note di regia del documentario
"La Formula del Miele" è un documentario che cerca di far luce sulla condizione igienico-sanitaria dell’Andhra Pradesh, stato dell’India centrale, e su come il governo locale, e quello centrale, affrontino questa tematica.
Come filo conduttore si è scelto di seguire le iniziative e i progetti di Find The Cure (FTC), comitato no profit che opera in aree a basso livello di sviluppo, in modo tale da provare a capire la necessità della loro presenza in quei luoghi.
Per dare un’ampia panoramica, il più oggettiva possibile, sono state intervistate varie figure che sono coinvolte nella problematica trattata: medici di ospedali governativi, medici privati, ajurvedici, ex infermiere, social workers come l’arcivescovo di Hyderabad e ovviamente i membri di FTC.
Le riprese sono state effettuate in tutte quelle location ritenute utili a spiegare e meglio sviluppare il tema principale del documentario: ospedali governativi, cliniche private, villaggi rurali dove più si concentrano le attività dei volontari di FTC, i quartieri poveri delle grandi città e soprattutto le strade dove vivono e mendicano i più bisognosi.
Si è scelto di utilizzare una fotografia calda, talvolta molto vicina al seppia, per enfatizzare il colore della pelle della popolazione locale e per far risaltare, sul giallo/marrone delle strade sterrate, il verde intenso della vegetazione circostante.
La saturazione del colore è stata accentuata in modo tale da far spiccare gli sgargianti abiti delle donne, i colori delle spezie, dei frutti, dei camion e degli oto (tipici automezzi che ricordano l’“Ape” della Piaggio, utilizzati dagli indiani come taxi).
I movimenti di camera sono molto lenti, quasi impercettibili e invisibili, a testimonianza di come la vita in India, apparentemente frenetica e convulsa, sia in realtà fatta di ritmi blandi e scandita da notevoli pause. Insieme a campi lunghi, utili a ben descrivere l’ambientazione rurale, povera e selvaggia, si è scelto di puntare molto sui primi piani per far sì che lo spettatore rifletta sullo sguardo delle persone inquadrate; uno sguardo dolce, profondo, ma allo stesso tempo testimone della fierezza e della dignità con cui essi affrontano la povertà.

Fabrizio Mario Lussu