Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Note di Emilio Marrese sul documentario "Via Volontè Numero 9"


Note di Emilio Marrese sul documentario
Ho cercato di capire e raccontare questa realtà, attraverso le parole degli intervistati, con un minimo distacco, quasi diffidenza, e ponendo anche domande che potessero metterli in imbarazzo: quelle che forse avrebbe rivolto loro chi vive una situazione di analoga difficoltà economica, ma non per questo viola la legge e le regole del vivere comune compiendo un reato, come è e rimane l'occupazione abusiva della proprietà altrui. Ma questo contatto ravvicinato con gli Ultimi – per citare De André - della nostra società non poteva lasciarmi indifferente e neutrale. Quella palazzina sembra un disco del grande Faber: dietro ogni porta che ti si apre, c'è una storia da raccontare, una canzone sospesa tra malinconia e sorriso, un dolore, un dramma piccolo o grande. Entrando giorno dopo giorno in questa dimensione, e scoprendo anche dettagli, personaggi e pezzetti di vita inimmaginabili prima, non è stato facile evitare una sorta di empatia con i protagonisti del nostro film. Che presto è diventato, inevitabilmente, il "loro" film. 
Continuo a non legittimare un sopruso come quello che hanno commesso - "rubando" uno spazio non loro -, ma non dimentico che nella nostra società vengono compiuti ogni giorno crimini ben peggiori, in barba ai codici civile e penale ma anche all'etica e alla morale: crimini che non vengono condannati ma, addirittura, talvolta premiati. Ogni giorno leggendo i  giornali si assiste impotenti al disprezzo arrogante e impunito delle regole da parte di chi sta al vertice della piramide sociale, ricoprendo cariche di altissima responsabilità nel mondo della politica e dell'economia, senza che ci sia la disperazione a far da movente ma solo la sete di potere e denaro. Occupare 17 metri quadrati di scantinato, per non far dormire tua moglie e i tuoi figli in un'automobile, non riesce a sembrarmi più grave ed esecrabile, al confronto. Ma, senza guardare tanto in alto, chi evade le tasse - prassi comune, socialmente accettata, per milioni di italiani "per bene"- non sta rubando forse qualcosa ogni giorno dalle tasche degli altri? E anche dalle casse degli enti che dovrebbero costruire case popolari? Secondo l'Agenzia delle Entrate, il 40 per cento degli affitti in Italia viene preteso in nero dai proprietari: significano 3,8 miliardi di euro evasi all'anno. Una cifra mostruosa. Il fatto che un reato sia così diffuso da diventare pratica comune (così fan tutti, no?) lo rende meno odioso e grave rispetto ad un'occupazione? Ma è l'idea di occupazione ad essere insopportabile, nell'ipocrita sentire comune, perché è un gesto estremo che va a ledere il principio nel quale noi italiani crediamo più di ogni altro: quel che è mio è mio.
E' facile finire per immedesimarsi nelle situazioni che abbiamo incontrato. La domanda che ti nasce forte dentro, sentendo quei racconti ed entrando in quelle case, è una: cosa farei al posto loro? Perché ciò che si evince, e più impressiona, dalle storie di via Volonté è che basta un attimo, basta un qualsiasi accidente della vita, per ritrovarsi in quella condizione, soldati loro malgrado di una quotidiana guerra tra poveri per la sopravvivenza che si combatte nel sottoscala della nostra società, mentre all'attico l'imperatore e i notabili vip - very important pregiudicati - ballano, brindano e festeggiano. Quel mondo che abbiamo vissuto e raccontato, è molto più vicino al nostro di quanto si possa pensare, o sperare.

Emilio Marrese

17/04/2010, 10:11