CROWDFUNDING - "Ultima Chiamata, cambiamo il finale!"
È partita nel giorno dedicato alla terra (l'Earth Day, il 22 aprile) e si concluderà in quello dedicato all'ambiente (il 5 giugno):
la campagna di crowdfunding per il documentario di Enrico Cerasuolo "Last Call - Ultima Chiamata", in corso sulla piattaforma internazionale Indiegogo, intende supportare il documentario
ispirato al libro "I limiti dello sviluppo", pubblicato nel 1972 e diventato un bestseller. Il suo messaggio era chiaro:
il pianeta Terra ha dei limiti fisici e il loro superamento è a nostro rischio e pericolo.
Siamo ancora in tempo per cambiare il finale? A questa domanda cerca di rispondere l'opera di Cerasuolo, co-prodotta dalla torinese Zenit e dalla norvegese Skofteland, intervistando i più grandi specialisti al mondo e cercando di fare il punto sulla situazione del nostro pianeta. Ne abbiamo parlato con il produttore Massimo Arvat di Zenit e con la responsabile della web promotion Chiara Dalmaviva.
Come nasce l'idea di rivolgersi al crowdfunding?
È la prima volta che lo facciamo come Zenit, mentre Chiara se ne era già occupata per il documentario "Vivere senza soldi".
L'idea è nata in corsa d'opera: i primi discorsi con Enrico Cerasuolo sul documentario sono del 2007, poi siamo stati tutti impegnati su altre cose e dal 2011 lo abbiamo ripreso in mano. A quel tempo il crowdfunding cominciava ad essere una realtà anche in Italia, e viste le esperienze positive di alcuni colleghi (Chiara l'abbiamo conosciuta proprio in occasione di quella sua prima campagna) abbiamo pensato di provare anche noi.
Un paio di mesi di preparazione del progetto e poi con l'Earth Day siamo partiti ufficialmente.
Quali sono gli obiettivi della raccolta?
La raccolta è finalizzata alla distribuzione nel senso più ampio del termine. Servirà a far sì che venga distribuito in tutti i canali possibili: il documentario è costituito anche da materiali da diversi archivi, e le licenze sono costose.
C'è anche una seconda considerazione alla base di questa scelta, legata alla possibilità che il crowdfunding dà di diffondere il progetto a potenziali sostenitori, di coinvolgere e "testare" l'interesse di un potenziale pubblico, e far sì che il messaggio del film venga abbracciato da loro, che lo aiutino spontaneamente perchè ci credono: in questo senso lo si usa quasi come un social network.
Come sta andando l'esperienza diretta col pubblico?
Finora abbiamo avuto una buona risposta, è la nostra prima volta ma possiamo dire che l'inizio della campagna di comunicazione del film è stato promettente.
E la raccolta fondi come la promuovete?
Sulla rete attraverso tutti i canali possibili, ma anche la promozione offline è molto importante. Abbiamo progettato tappe strategiche, a partire dalla presentazione a inizio giugno in anteprima a Cinemambiente (festival da cui tutto il progetto ha preso in qualche modo il via), a cui arriverà appena uscito dalla sala di montaggio, forse neanche in una versione definitivissima, e sarà l'atto di chiusura della campagna.
Stiamo lavorando per essere presenti a eventi come il Festival dell'economia di Trento, a quello sulla sostenibilità di Udine, il nostro consulente scientifico Luca Mercalli lo ha presentato al Forum Futuro a Cantalupa...
È un tema molto sentito ma l'approccio non è semplicissimo: per questo abbiamo deciso di restare legati ai personaggi del film, e al messaggio "cambia il finale". Volevamo lanciare molte cose, come un contest video parallelo alla campagna, ma poi siamo tornati a una concezione più "sobria", in linea con il messaggio del documentario.
Come avete scelto Indiegogo?
Volevamo una piattaforma internazionale e non italiana per far capire subito che si tratta di un prodotto internazionale: è co-prodotto con la Norvegia, girato molto negli Stati Uniti e riguarda tutto il pianeta. Ci sembrava quindi la scelta più adatta, e Indiegogo rispetto alle altre piattaforme dava garanzie maggiori.
Per informazioni sulla campagna:
Indiegogo09/05/2013, 11:30
Carlo Griseri