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VENEZIA 70 - PICCOLA PATRIA, cupo ritratto veneto


VENEZIA 70 - PICCOLA PATRIA, cupo ritratto veneto
Tremendamente cupa e pessimista la visione del (suo) mondo per il patavino Alessandro Rossetto, che con “Piccola patria” dopo tanti anni da documentarista esordisce da regista nel cinema di finzione.

Ambientato in Veneto, nel pieno della provincia più chiusa, con personaggi xenofobi ignoranti e ottusi (meglio i giovani, ma neanche poi di molto...), racconta la storia di due giovani amiche che per guadagnare qualche soldo si prestano al voyeurismo di un amico di famiglia di una delle due, Luisa. Quando decidono di chiedergli più soldi, ricattandolo per riuscire a lasciare quella terra che sentono troppo stretta per loro, innescano una serie di eventi che potrebbero ribaltare la situazione.

Alcune trovate visive e musicali di notevole impatto (le immagini dall'alto della provincia, e i cori in dialetto che le punteggiano, con la straordinaria ed emozionante esecuzione de "L'acqua ze morta") aggiungono pathos e valore al film, anche se forse sono troppo ripetuti. Il film di Rossetto non lascia un attimo di respiro allo spettatore, ingabbiato in una storia che non vede sbocchi e da cui si esce spossati, emotivamente e non solo.

La speranza è (in minima parte e solo) nelle scelte di alcuni singoli, nella storia d'amore precaria tra Luisa e il suo ragazzo albanese, ma neanche l'amicizia più forte riuscirà a non subire danni dal "nero" che la circonda.

30/08/2013, 11:30

Carlo Griseri