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VENEZIA 71 - "Gian Luigi Rondi", il cinema è la vita


Giorgio Treves incontra il critico cinematografico e ripercorre le tappe fondamentali della sua vita ma anche del nostro paese. Fuori concorso alla Mostra. VIDEO


VENEZIA 71 -
Gian Luigi Rondi
Chi è il Richelieu del cinema italiano, al secolo Gian Luigi Rondi? Il documentario di "Gian Luigi Rondi: vita, cinema, passione", presentato al Lido fuori concorso, sembra dare alla domanda tante possibili piccole risposte ma mai una definitiva.

Di sicuro Rondi è un critico e storico del cinema, un saggista e organizzatore culturale, ma anche un dialoghista, sceneggiatore, regista di documentari e attore. Ma quali siano gli aspetti meno noti della sua vita personale e professionale è Treves a farceli scoprire, contribuendo non a risolvere il rebus ma probabilmente ad andarci vicino. Grazie alle testimonianze di tanti talent l’identikit di chi si celi davvero dietro a Rondi prende forma: per Vittorio Taviani è l’uomo dalla sciarpa bianca tre volte più grande di quello che serve, per il fratello Paolo il sovrano del Premio David di Donatello; secondo Ettore Scola è un nocchiero del cinema italiano mentre per Gilles Jacob e Margarethe von Trotta è un abilissimo tessitore di relazioni, il paladino degli Autori.

Quanto al diretto interessato, Rondi di Rondi dice di essere uno per il quale il Cinema è la vita. Lungo un anno di tempo, Treves riesce a ritagliare al decano dei critici dieci giorni di confessioni davanti alla macchina da presa attraverso i quali non viene solo rievocata la storia recente del Paese tra accadimenti veri e propri e vicende legate all’industria nostrana cinematografica, ma svela anche alcuni fatti privati importanti della vita di Rondi, su tutti la sua insofferenza per essersi dovuto tenere l’etichetta di critico di destra solo perché scriveva per Il Tempo, quando invece era un cattolico comunista con un passato da partigiano diventato poi democristiano. “A quel tempo – spiega Rondi – non potevi rivelarti dovevi seguire la linea del giornale, altrimenti te ne dovevi andare senza magari trovare lavoro altrove”. Nonostante tanti interventi e materiali però l’impressione è quella di una lunga lezione di Rondi su Rondi e ad uso di Rondi, praticamente un soliloquio.


Valentina Neri


02/09/2014, 08:20