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VENEZIA 71 - Incontro con Gabriele Salvatores


Gabriele Salvatores ci ha parlato del suo film "Italy in a day" realizzato con i video inviati dagli italiani. LA RECENSIONE DI CINEMAITALIANO


VENEZIA 71 - Incontro con Gabriele Salvatores
Gabriele Salvatores regista di "Italy in a day" (foto cinemaitaliano.info)
Gabriele Salvatores è molto contento di parlare del film "Italy in a day", suo ma soprattutto degli italiani che hanno girato emandato le immagini.

"Ci sono dei fili rossi nel film, video che tornano come la ragazza sotto il lenzuolo, o l'eruzione del vulcano, c'è l'astronauta Palmitano che parla dalla navetta nello spazio e il viaggio sulla nave porta container. Queste sono le cose mi hanno colpito di più, temi che mi sono cari come il viaggio" ha detto il regista incontrandoci dopo il film. "Ci sono cose che non avrei mai potuto ricreare in un film con una scena di finzione; come la signora anziana con l'halzeimer che non ricorda il nome del figlio con una spontaneità impossibile al cinema e questa e la forza di questo esperimento"

Sono arrivati oltre 40.000 video come hai trovato la qualità media?

"A parte chi ha girato con il telefonino in verticale (ride...ndr), che abbiamo purtroppo dovuto scartare, non abbiamo toccato il materiale se non sotto l'aspetto tecnico: correzione colore, pulizia audio ma nient'altro. In realtà è poi il modo di leggere le immagini con il montaggio che sempre di più, con tante immagini come in questo caso, diventa l'anima di un film. La potenza del montaggio è la forza del regista. Non basta una macchina per fare il fotografo".

Come avete selezionato il materiale?

"Abbiamo eliminato le cose troppo costruite. Tranne qualcuna che era più interessante e divertente, tipo la coppia che legge a letto. Abbiamo voluto scegliere le cose più sincere possibili. In realtà mi aspettavo più video trash invece mi sono arrivate cose molto delicate e di gusto. Quel che non abbiamo trovato sono i ricchi; nessuno appartiene a una classe agiata e non capisco perché nessun ricco ha mandato video. Come se raggiungendo una certa sicurezza, dal mio punto di vista, si perde la necessità di raccontarsi, chiudendosi in se stessi senza condividere nulla".

Che Italia esce dal film?

"Esce l'immagine di un'Italia ferita, soffrente ma speranzosa. C'è molta paura tra i giovani sul futuro. La crisi, il lavoro sono temi che escono molto e che fanno nascere dei demoni dentro di noi come la paura e la voglia di stare attaccati al proprio orticello. Quando non vedi il futuro ti viene la depressione ma in Italia, dai video, non e così; quello che ho visto non è un paese depresso, ma sofferente".

E che italiani?

"Gli italiani credo che abbiamo bisogno di qualcuno che li ascolti. Piu che di selfie, mi sembra che abbiamo bisogno di un analista per la necessita di comunicare".

02/09/2014, 12:52

Stefano Amadio