Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Note di produzione di "Suburra"


Note di produzione di
Quasi 10 anni fa abbiamo cominciato a pensare che il cinema italiano dovesse ritornare al genere. Negli anni '70 in particolare, accanto al cinema d'autore, i nostri film d'azione, thriller, horror, "poliziotteschi", western, sono stati grandi successi, soprattutto internazionali. Spesso sono questi i film italiani che i cinefili di tutto il mondo ricordano. Tarantino non è un'eccezione, è uno dei tanti.

Da questa idea è nato Romanzo criminale, il film. Da cui avrebbe preso vita, grazie a Sky, una serie fortunata, che avrebbe a sua volta creato le condizioni per la progettazione di Gomorra. Avrebbero fatto seguito al cinema Acab, Educazione siberiana e, adesso, Suburra. Nel frattempo sono in sviluppo le serie di Django, Suspiria e 000. Tutti titoli di grande visibilità internazionale.

Un bel pezzo di questa strada l'abbiamo fatta e la stiamo facendo con un figlio d'arte del cinema di quegli anni: Stefano Sollima. Accompagnati dalla nostra produttrice delegata Gina Gardini, una newyorkese ormai di casa alla Magliana, a Scampia o a Ostia.

Stefano ha molti tratti dei cineasti dei tempi d'oro: l'istinto della scena e il senso d'insieme del racconto; il divertimento nel girare e un rigore estremo; l'orrore per la retorica e il gusto per lo sberleffo; l'attenzione alla realtà ma il gusto del racconto fantastico. Una coerenza di stile mascherata sotto l'attitudine artigianale.

Fare un film come Suburra non è semplice. Non solo nello sviluppo (11 versioni di Sandro Petraglia e Stefano Rulli, coadiuvati dagli autori del libro originale, Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo), ma anche e soprattutto nell'organizzazione delle riprese.

Il film si svolge in larga parte di notte e quasi sempre sotto la pioggia: due elementi costitutivi del sentimento del film e quindi inevitabili. In ambienti diversissimi della città. Il centro coi luoghi del potere, Ostia, la periferia Est; case borghesi, ville da festa, Parlamento e Vaticano, baracche e stazioni. Scontri a fuoco, inseguimenti, manifestazioni. Oltre 11 settimane di ripresa, spesso in condizioni estreme, con una troupe entusiasta ma insonne. Un costo finale poco sopra i sette milioni. Poco in rapporto al valore produttivo. Molto, per un mercato come quello italiano che non consente dimensioni produttive importanti. Un rischio che abbiamo preso, sperando che la qualità trovi alla fine il pubblico e le risorse per continuare su questa strada.

Riccardo Tozzi