LA MIA VITA DA ZUCCHINA - In sala dal 2 dicembre


LA MIA VITA DA ZUCCHINA - In sala dal 2 dicembre
Con il titolo originale Ma vie de courgette il film d’animazione diretto dal giovane regista vallesano Claude Barras e scritto da Céline Sciamma, aveva conosciuto un successo incondizionato a La Quinzaine des Réalisateurs dell’ultimo Festival di Cannes.

Ora, dopo aver riportato ben 18 premi in Festival internazionali, di cui 5 Premi del pubblico, doppiato in italiano e con il titolo La mia vita da Zucchina, è sugli schermi europei e conosce uno stragrande gradimento di pubblico. Il film d’animazione dell’anno, che si ispira ai 400 colpi di Truffaut, è candidato per la Svizzera all’Oscar per il miglior film straniero nella categoria d’animazione e anche ai Golden Globes. È un film delizioso, ma anche amaro che sa toccare i cuori e commuovere lo spettatore per la sorte di bambini, gli orfani, che hanno perso uno dei beni essenziali della loro vita: i genitori. Claude Barras nella sua stop-motion riesce a narrare con bravura e sentita partecipazione umana la storia di Icare e dei suoi compagni. Il film è tratto dal libro di Gilles Paris Autobiographie d’une Courgette (La mia vita da Zucchina, ed. PIemme).

La stop motion, -ci dice il regista- è un ibrido: da un lato è animazione e dall’altro è quasi un film classico ma al rallentatore. L’animatore prende il posto dell’attore in un certo senso. Recita il ruolo del personaggio tramite la marionetta e può girare 3-4 secondi di film al giorno. Abbiamo filmato parallelamente su 15 set con 10 animatori.
E parlando dell’équipe aggiunge: “Abbiamo vissuto uno «spazio-tempo» molto speciale. Innanzitutto perché abbiamo lavorato a Lione, dove ci siamo trasferiti per quasi un anno di preparazione e per i 10 mesi delle riprese. Abbiamo vissuto fuori dalla vita normale, quasi come una piccola tribù autonoma e i nostri personaggi sono diventati dei compagni di cui in un certo modo abbiamo vissuto le avventure. Una cosa ancora più strana che abbiamo constatato è che nell’équipe si sono verificate le stesse cose che raccontiamo nel film”.

Icare, bambino di 9 anni, vive in un orfanotrofio dove è stato portato dopo lo sfacelo della sua famiglia. Il padre ha abbandonato il tetto coniugale e la madre alcolizzata è stata uccisa involontariamente da Icare. La vita d’orfanotrofio è dura. Però, ci sono anche momenti di distensione, quelli con i compagni con i quali si condividono ricordi tristi, ma anche quelli gioiosi. Icare non solo se la cava, ma trova anche l’amicizia della bella Camille, e un padre adottivo comprensivo e generoso.

Da Cannes avevo scritto: ”Ben confezionato e ancor meglio orchestrato, i personaggi hanno la fisionomia dei tipi da videogame. Pur se non è un’animazione per bambini piccoli, cattura l’attenzione del pubblico per tutti i cento minuti della sua durata. Proiettato alla Quinzaine des Réalisateurs in una sala al completo è piaciuto e ha riscosso consensi e applausi. Lo si attende anche sui nostri schermi” Sono contento che ora sia in programmazione e che in tanti possano vederlo.

30/11/2016, 12:40

Augusto Orsi