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SEEYOUSOUND 3 - "Born to be blue", essere Chet Baker


SEEYOUSOUND 3 -
È una regola per principianti: puntare sulle prime righe di un libro, o sulla prima sequenza di un film, per catturare l’attenzione del lettore/spettatore. Con un buon inizio metà del lavoro è già fatto.

Parrebbe dunque semplicistico attenersi a questa – bisogna ammetterlo – fin troppo facile soluzione, ma quando il risultato convince l’effetto è sorprendente. Born to be blue, in questo senso, potrà essere ricordato per il suo esordio che è un film intero: in pochi istanti la parabola di tutta una vita viene distillata in un concentrato di pena, magia, repulsione e masochismo. Non pensiate di poter dimenticare il malessere che assale nel vedere abbracciare la rovina per cui si prova disgusto e attrazione. Così, quando inizia la storia, siamo già nel pieno del suo mood.

Movimentato da un continuo alternarsi di presente e passato, l’uno a colori, l’altro in un fumoso bianco e nero, il film di Robert Budreau (che oltre a dirigerlo lo ha prodotto e scritto) narra uno stralcio importante della vita di un’icona del jazz, Chet Baker, talentuoso e dannato, amato e abbandonato, lirico e intimista come pochi. Se il vivido flash back gioca con il mezzo, rappresentando un film nel film, il presente scolorisce nel ritmo più lento della vita vera, piena di stasi e ripensamenti

Un Ethan Hawke emaciato ma vibrante trasmette il dramma di chi tenta di sottomettersi alla norma sociale pur rimanendo preda dei propri fumi, e la sua figura a tratti esile sembra spezzarsi quando vive mentre assume l’eleganza di una curva quando suona o canta.
Le due performance musicali sono da brivido.

29/01/2017, 11:00

Sara Galignano