Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
!Xš‚‰

SEEYOUSOUND 3 - Due corti italiani


SEEYOUSOUND 3 - Due corti italiani
Si sta svolgendo in questi giorni a Torino la terza edizione del festival internazionale a tematica musicale Seeyousound. In cerca di lavori italiani nel programma si scopre che il festival, quest’anno, parla poco la nostra lingua, ma i due titoli in concorso (entrambi nella sezione cortometraggi 7inch) meritano di essere segnalati. Diversi ma uguali, parlano di vita tra le rovine.

Sono passati cent’anni dall’ultima – tragica e sanguinosa – guerra di trincea, ma il mondo conosce e purtroppo conoscerà ancora diverse forme di scontri, violenze e sopraffazioni. Non è mai superfluo, quindi, gettare uno sguardo su spiragli che dovrebbero aprirsi tra le maglie di questo strumento infecondo e autodistruttivo (la guerra appunto), mettere in luce le alternative, ricondurre i massimi sistemi al ‘piccolo’ individuo (sperando sempre in miliardi di ‘piccoli’ individui che possano fare la differenza).
Lo Steinway, film di animazione di Massimo Ottoni, è una di queste possibili deviazioni di prospettiva.
L’assunto iniziale è semplice: siamo in una qualsiasi trincea tedesca della prima guerra mondiale; i soldati di plastilina si muovono come marionette svolgendo semplici attività quotidiane. Durante una perlustrazione nel bosco trovano un pianoforte abbandonato e decidono di portarlo con sé. Suonano, vivono qualche attimo di normalità e la reazione che suscitano non è affatto scontata: il giorno successivo, dalle file italiane, per ricambiare il piacere di aver potuto godere di quel momento musicale, due soldati portano in dono un fiasco di Marzemino. Uno scambio di generi superflui ma essenziali: musica e vino.
Quando le note irrompono il linguaggio sullo schermo si adatta e il tratto cambia: se il movimento un po’ goffo della plastilina ben riproduce i gesti sgraziati, senz’anima, automatici della vita di trincea, il disegno su carta, libero da vincoli, rompe ogni realismo e si libra durante le esecuzioni del pianoforte.
La dimensione della musica fuori tempo, spazio, senza odi e rivalità, è senz’altro una scelta facile in cui rifugiarsi quando si è in cerca di alternative all’orrore, ma Lo Steinway riesce a evitare ingenuità e retorica, restando nonostante tutto crudamente fedele alla realtà.

Le macerie tra cui si svolge il secondo cortometraggio italiano in concorso, Inagibile, di Giulia Natalia Comito e Tommaso Cassinis, non derivano da una guerra ma da un terremoto.
Classico nella struttura, il documentario nasce da un’idea del suo protagonista, il cantautore emiliano Tiziano Sgarbi (in arte Bob Corn), che così ha voluto testimoniare la sua esperienza di artista e terremotato.
Giramondo fino a quel fatidico 10 maggio 2012, dopo essere scampato alle scosse Bon Corn assiste per anni da spettatore allo svuotarsi della sua vita passata. Smette di comporre (lo ha sempre fatto disteso sullo stesso letto nella sua vecchia casa di San Martino Spino, oggi inagibile) e di viaggiare (si sposta a vivere con i genitori in diverse case che gli vengono assegnate), ma non perde il desiderio di comunicare, principalmente con la sua musica.
Ad osservare la sua gestualità sembrerebbe capitato nel mondo quasi per caso; ad ascoltare il tono delle sue parole pare che tutto ciò che ha da dire non abbia importanza, sia occasionale. Il contenuto dei suoi pensieri, invece, è tutt’altro che occasionale e la sua musica, ancor di più, ha una consapevolezza vibrante: canta in inglese accompagnandosi con una chitarra acustica una sorta di folk che chiama sad punk, e capisce che il punto fermo da cui partire sono proprio quelle note, assolutamente da condividere.
Parte allora l’idea di concerti da organizzare per dare anima e vita ai nuovi luoghi nati su o dopo le macerie, in modo da non lasciarsi sopraffare dalla tragedia e ricostruire un senso di comunità.
Assolute protagoniste, le canzoni di Bob Corn fanno da colonna sonora a lunghe panoramiche di paesaggi e case, natura e cose, ciò che ricresce naturalmente e ciò che andrà ricostruito. A l’arte, come sempre, fa la sua parte.

31/01/2017, 10:20

Sara Galignano