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Note di regia di "Booliron"


Note di regia di
“Buliron” è una parola che deriva dal dialetto romagnolo e, come il film di Fellini “Amarcord”, raccoglie in sé molti significati onirici e intercambiabili. Significa unire alla rinfusa oggetti e contesti, ma rappresenta anche situazioni esplosive, torbide e voci concitate.
In Romagna e in particolar modo a Rimini, per alcune generazioni rappresenta anche un'altra cosa; Booliron, è infatti il titolo di una canzone epica che racconta un inno rivoluzionario dei giovani degli anni ’80-‘90. Visionari, artisti controversi, personaggi dall’egosmisurato, geni incompresi, ognuno a suo modo ha tracciato una linea, ha messo in moto massimi sistemi, ha dato vita ad un processo condiviso che oggi accompagna aspetti dell’intrattenimento, della musica e della moda.
Il fenomeno delle posse, la break dance e i graffiti sono gli ingredienti del documentario e rappresentano gli esempi lampanti di ciò che l’hip-hop ha prodotto nel nostro paese. Per vari anni questa cultura ha nutrito il linguaggio di molte generazioni e, oggi, influenza in modo decisivo il mercatodiscograficoe milioni di giovani.
La Romagna, oggi duramente colpita da catastrofi naturali, è sempre stata, a partire dal dopoguerra, il punto di riferimento della ripresa economica e sociale. Verso la fine degli anni ‘80 il motore del divertimento che andava a pieno regime lasciava poco spazio ad un intrattenimento più consapevole. Club e direttori artistici erano votati a una proposta edonistica e di facile consumo ma accadde qualcosa di inspiegabile. Rimini, e tutta la Romagna, erano state lo scenario di un forte cambiamento artistico e culturale partito dal basso.
Racconti personali, aneddoti e punti di vista critici si uniscono in un racconto corale, a distanza di 30 anni da quella piccola-grande rivoluzione attraverso uno stile unico e riconoscibile.
Il regista intende utilizzare, in molti passaggi determinanti del film, la tecnica della motiongraphic, svecchiando un certo tipo di mood tipico del genere documentario. Si cercherà di ricreare infatti sequenze in animazione 2d, in una chiave grafica moderna che possa conferire uno stile e un linguaggio visivo contemporaneo utilizzando il materiale di archivio (video, fotografie digitali o analogiche e articoli di giornali) e donando al documentario dinamicità, ma anche valore alle interviste e alla voce narrante.
Figliola propone un lessico dinamico, figlio anche del genere videoclip che conosce bene, ma anche dei programmi televisivi degli anni ’80-’90 che hanno portato alla ribalta questa forma espressiva. Sottolineiamo anche che, in accordo con il regista, sono stati previsti brani di autori e musicisti attuali per avvicinare un pubblico target che va dai 13 ai 19 anni, troppo lontano dalla storia raccontata.
Sono stati di grande ispirazione film documentari come “Stories from the edge”della rivista Rolling Stone, in cui vengono trattati gli inserti grafici di pagine di quotidiani e riviste oppure “The Secret life of Walter Mitty”. Tutta la grafica prodotta per il film Booliron avrà una coerenza stilistica che riprenderà in parte il mondo hip-hope writing largamente espresso nel documentario apportando una riconoscibilità autoriale e registica internazionale.

Francesco Figliola

11/04/2024, 09:03