Ugo Saitta (1912-1983) è il primo documentarista siciliano di rilievo, già attivo cinematograficamente a Catania a partire dagli anni Trenta. Dopo alcune esperienze da cinedilettante, si iscrive al corso inaugurale (1935-1936) della scuola romana, dove imparerà le tecniche di regìa e la narrazione cinematografica. Il lavoro più interessante realizzato da Ugo Saitta, in questa prima fase di sperimentazione, è sicuramente il cortometraggio di animazione Teste di legno, che viene presentato con il titolo Pisicchio e ...visualizza tutto Melisenda alla VII Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 1939.
La sua ricerca lo avvicinerà soprattutto all’attività di cineoperatore: nei confronti della ripresa cinematografica Saitta infatti mostra una passione fuori dal comune, che lo porterà nell’immediato dopoguerra a una feconda collaborazione con la Settimana Incom. Il momento più importante di questa collaborazione è senza dubbio la realizzazione delle riprese del cadavere martoriato del bandito Giuliano (1950).
La storia del cinema documentario di Ugo Saitta si intreccia con la storia della Sicilia. Zolfara (1947) è l’inizio del momento più ispirato della produzione del regista catanese, quello più continuo dal punto di vista produttivo e di coerenza stilistica, e sicuramente quello più rilevante dal punto di vista artistico. Saitta sente una missione: dare figura alla "ricostruzione sociale, turistica e artistica" della sua terra. Perché darle visibilità significa promuovere una sorta di riscatto culturale. E allora il documentario unico e occasionale non basta, perché la sua ricerca non è quella di una singola opera d’arte, ma di un sistema di rappresentazione, che viene concepito appunto come una "collana di cortometraggi".
L’Etna è femminile, la montagna, e insieme maschile, il vulcano. È un elemento fisico di riconoscibilità del territorio e quindi, inevitabilmente, di identità culturale. L’Etna è ciclo di vita, di morte e ancora di vita, con le sue spaventose eruzioni che cancellano colture e case e con le sue ceneri fertili madri di una nuova rinascita. Il simbolo dell’Etna incombente ha generato così una modalità antropologica che è un misto di fatalismo e di coraggiosa volontà di riuscita. La precarietà è un gene ereditario della Sicilia orientale, tra terremoti, maremoti e colate laviche, si è abituati a pensare il proprio mondo come qualcosa di instabile, di transeunte, in continuo movimento e trasformazione e rinnovamento. Saitta racconta l’Etna in quattro documentari, che attraversano buona parte della sua carriera.
Se la formula del documentario aveva alla base lo sviluppo narrativo di un tema, l’ultima parte della ricerca audiovisiva del regista catanese si muove verso una direzione diversa, più vicina all’informazione giornalistica che al cinema narrativo. Volto di Sicilia segna un nuovo registro espressivo e una diversa funzione comunicazionale.
La terra di Giovanni Verga è un’opera del 1953 sconosciuta alla stessa figlia del regista catanese e al responsabile del fondo Saitta, presso la Filmoteca Regionale di Palermo, il dott. Marcello Alajmo. Inizialmente si pensava fosse un documentario con un doppio titolo. Come spesso capita per le opere con una distribuzione accidentata, esistono infatti diverse copie di un unico film che registrano titoli alternativi. Effettuando però una ricerca più accurata, a livello nazionale, grazie alla storica del cinema dott.ssa Annamaria Licciardello, è stata scoperta l’esistenza del negativo di questo “documentario fantasma”, conservato presso la Cineteca del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Dopo un primo controllo del negativo, che è in un discreto stato di conservazione, ma è un “infiammabile” e quindi per legge non può essere maneggiato né trasportato, si è proceduto alla richiesta della sua digitalizzazione, stampandone direttamente dal negativo una copia video in formato Digital Betacam (in alta definizione, per la sua conservazione in digitale) e una copia dvd, per la sua diffusione in rassegne e per motivi di studio. L’operazione è stata finanziata da Fuoricircuito e dalla stessa Cineteca Nazionale e patrocinata dalla Facoltà di Lettere e Filosofia.