Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Pasquale Verdicchio  (09/10/2008 @ 08:50)
bel lavoro di contrasti che si muovono da un'immagine dei cinesi abbastanza stereotipata - rivoluzionari, solidali lavoratori (queste sono le immagini che si vedono di loro quando in italia) accanto ad una cina percepita oggi come piovra che porta via lavoro e progresso - e un'immagine molto piu' vicina alla realta' della vita quotidiana della popolazione cinese che soffre sotto la mano pesante di uno stato che a tutti i costi cerca lo sviluppo economico...ricordiamo Pasolini e la distinzione che faceva l'autore tra sviluppo e progresso...qui Amelio ci mette in confronto lo "sviluppo" ed il "progresso" alla Pasolini...l'uno non porta necessariamente all'altro...sara' forse questa la stella che non c'e'...il progresso (che significherebbe amore, rispetto e uguaglianza)...?
Maria Cristina Nascosi  (01/11/2006 @ 00:00)
La stella che non c'è, di Gianni Amelio, è stata presentata in concorso alla 63 a Mostra D'Arte Cinematografica di Venezia. Era presente anche il regista nella città lagunare per promuovere il suo film e presentare, allo stesso tempo, il libro che Emanuela Martini, giornalista, critico e una delle 'anime' del Bergamo Film Meeting ab ovo, è proprio il caso di dirlo, ha voluto dedicargli e proporre nel prestigioso spazio della Terrazza Martini, all'Hotel Excelsior, del Lido. Amelio per La stella che non c'è, ha cercato ispirazione nel libro di Ermanno Rea, La dismissione, peculiare saga di un tramonto in-dustriale. Una delegazione cinese arriva in Italia per rilevare un grande impianto da un'acciaieria in disarmo. Vincenzo Buonavolontà - non casuale il cognome, un nomen omen, a tutti gli effetti - manutentore specializzato nei controlli delle macchine, è convinto che l'altoforno in vendita non sia in buone condizioni e vuole ostinatamente trovare il guasto perchè non succedano, com'è già accaduto, incidenti gravi agli operai che dovranno manovrarlo. Vincenzo scopre il difetto dell'impianto tardi, quando i cinesi sono già ripartiti con tutto il carico per il proprio Paese. Non ci pensa due volte: vola a Shanghai per consegnare di persona la centralina idraulica modificata che permetterà all'altoforno di funzionare perfettamente. Ma lo aspetta una brutta sorpresa: l'azienda cinese che aveva comprato l'impianto lo ha già rivenduto ad altri, il capo della delegazione che Vincenzo aveva conosciuto in Italia è passato a nuovi incarichi e, soprattutto, nessuno sa o vuole dire dove sia finito l'altoforno. Inizia così l'odissea di Vincenzo Buonavolontà in una Cina che non somiglia affatto all'immagine che ne aveva da lontano..Un rito di passaggio, per il protagonista, un sempre formidabile Sergio Castellitto, pure presente in conferenza stampa a Venezia, nel corso del quale gioca un ruolo chiave proprio la giovane Liu Hua che, dietro il suo viso tenero, nasconde qualche segreto... Un ottimo film, ottimamente interpretato.
Sara Lucarini  (08/10/2006 @ 00:00)
Non è molta la differenza tra il peso di ceste di frutta o di borse da lavoro, se poi la scala da salire è la stessa per tutti. Solitudine, povertà,sofferenza, sbagli, capacità non sono poi così diverse, solo perchè a dividerci c’è una lingua incomprensibile.I cinesi hanno comprato lo stabilimento siderurgico dove lavora e Vincenzo Buonavolontà perde il lavoro. Conoscendo un pericoloso difetto di un altoforno, va a Shanghai a portare il pezzo giusto. Con l’aiuto di Liu inizia un road movie alla ricerca dell’altoforno. La ricerca diventa uno spostamento continuo, su mezzi di fortuna,alla ricerca di un pezzo mancante o da aggiustare,proprio dentro di loro. Due culture diverse, mai così attuali nel loro progressivo avvicinamento. Una ricerca di punti in comune, per scoprire miserie umane che accomunano un po’ tutti i popoli. Tornano i temi cari di Amelio: la paternità, la solitudine, il viaggio come crescita, la vita delle strade. Castellitto intenso, Tai Ling brava al suo esordio.
Simone Pinchiorri  (05/10/2006 @ 00:00)
La Cina in tutto e per tutto. "La Stella Che Non C'è" di Gianni Amelio rappresenta una cartolina-cinematografica dei questa immensa nazione in espansione, piena di contraddizioni ed affascinante, molto lontana dal nostro mondo e quasi inimmaginabile, perchè ormai al passo con i tempi per molti aspetti. Il vero protagonista del film è la Cina, non Vicenzo Buonavolontà (interpretato da un ottimo Sergio Castellitto), manutentore di un'acciaieria in disarmo comprata da una delegazione cinese, che per poter riparare l'altoforno venduti a questi si sobbarca per la sola gloria un viaggio on the road per tutta la nazione asiatica. Forse perchè siamo davanti ad una pellicola dove la sceneggiatura non è veramente compiuta e piena di contraddizioni. C'è troppa casualità negli incontri tra Vincenzo e Liu Hua, c'è troppo poco nelle relazioni interpersonali tra i due, troppa freddezza. E poi, perchè la ragazza decide di seguirlo veramente nel suo viaggio? Comunque la Cina è ben rappresentata sia dal punto di vista paesaggistico che socio-culturale. Molto toccanti sono le ripetute immagini dei bambini, che ogni tanto compaiono durante la pellicola. Sono tutti bambini disagiati e poveri, che Vincenzo guarda con tenerezza e tristezza allo stesso tempo, quasi non capacitandosi di come possano vivere ed avere un futuro. Sono loro l'unico lato umano della vicenda. La nazione asiatica è invasa da un nuovo capitalismo stile europeo ma con condizioni di vita molto diverse dove l'uomo non ha più personalità ma è ormai una macchina produttiva e basta. Amelio riesce bene a cogliere questo aspetto ed è bravo anche a far notare come questi paesi, considerati un tempo arretrati, stanno progredendo in maniera velocissima, tanto che ormai riescono a "fare le scarpe" alla nostra "civiltà". Alla fine, l'industria dismessa non è quella italiana? Il lavoratore che finisce sulla strada non è il pugliese Vincenzo?

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