Fondazione Fare Cinema
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Daniele Baroncelli  (27/12/2006 @ 03:29)
Una storia che intrattiene molto bene e che alla fine diventa un vero e proprio giallo. Splendida interpretazione di Sergio Rubini attore, nelle vesti di uno spietato usuraio di paese. Da segnalare una irriconoscibilmente bella Claudia Gerini.
Battista Passiatore  (24/11/2006 @ 00:00)
Dopo i buoni successi di pubblico e critica ("L'Amore Ritorna, "L'Anima Gemella", "Amnèsia") il regista di Grumo Appula Sergio Rubini, ormai una conferma del cinema italiano di qualità, torna presentando il suo nuovo film dal titolo semplice e forte "La Terra". Nella luce abbacinante, "messicana" del Salento dove si sono svolte le riprese, la storia strizza l'occhio al "giallo", ma è soprattutto un dramma etico, il "mezzogiorno di fuoco" di un quarantacinquenne tornato a casa di lontano. E' un film che ambisce al romanzesco nel porre e governare il dilemma della distanza/vicinanza rispetto alle radici, in fondo la magnifica ossessione della filmografia del Rubini regista: otto film, sei dei quali girati nella sua Puglia o alla Puglia legati per lingua e provenienza del protagonista. La storia ruota attorno a quattro fratelli: Luigi (Fabrizio Bentivoglio), da anni trasferitosi al Nord, professore di filosofia a Milano; Michele (Emilio Solfrizzi), titolare di un mobilificio in paese e desideroso di lanciarsi in politica: Mario (Paolo Briguglia), poco più che un ragazzo, impegnato principalmente nel volontariato, e infine Aldo (Massimo Venturiello), il fratello bastardo, figlio dl un'altra donna, l'unico che vive sulla terra e la lavora. Durante le vacanze di Pasqua Luigi torna al paese, convinto di sbrigare in pochi giorni le trattative per la vendita della proprietà. Invece si ritrova coinvolto nei litigi familiari e si scontra con Aldo, che non ha alcuna intenzione di vendere. Infastidito dalla situazione, Luigi è sul punto di lasciar perdere e tornare a Milano, ma l'omicidio di un amico di famiglia Io costringe a restare, anche perché ognuno dei fratelli è un potenziale sospettato. Il risultato è una commedia che sterza progressivamente verso il giallo, pur mantenendo un tono leggero. A proposito del suo film, Sergio Rubini, che vi partecipa anche come attore, interpretando la parte di un usuraio, parla di suggestioni omeriche, azzardando un paragone fra il ritorno di Ulisse a Itaca e quello di Luigi alla sua terra.
Simone Pinchiorri  (06/03/2006 @ 00:00)
Mesagne, paese della Puglia, è il luogo di incontro dei "I Fratelli Karamazov" di Fëdor Dostoevskij all'italiana. Rubini pone al centro della scena il ritorno al proprio paese ed alle proprie origini di un professore del Sud Italia emigrato a Milano dopo che in gioventù aveva avuto un litigio con un padre-padrone violento. Sullo sfondo di un paesaggio brullo e desolato ai limiti del western, fa dipanare le vicende di quattro fratelli, ridotti ormai a caricature di se stessi, senza più un briciolo di dignità ma con un forte valore della terra di appartenenza e della famiglia. Ogni fratello ha un suo carattere molto accentuato e diverso dagli altri, ma con problemi esistenziali molto duri. Il nostro professore dovrà confrontarsi con ognuno di essi e cercare di risolvere i loro problemi, anche andando contro la sua stessa morale e si "rinsudicerà" quella giacca nuova e ben tenuta con cui era tornato nel paese di origine per la famiglia, che pur facendo schifo è parte integrante di ogni uomo. A Contorno della saga di questi quattro personaggi, pone un malvivente grottesco e spietato interpretato dal regista stesso. E' un affresco di un Sud Italia ancora degradato, cui misfatti, sangue e malcostume giocano un ruolo principale, come anche la grottesca sontuosità di una processione e della immagine religiosa portata a spalla dai malviventi locali. Il film propone poi un finale molto bello, che lascia lo spettatore senza sapere mai cosa veramente racconterà Bentivoglio alla compagna, che anche aveva messo in discussione per il sommo bene della sua amata ed odiata "famiglia"...

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