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Note di regia del documentario "Via San
Dionigi, 93: Storia di un Campo Rom"


Note di regia del documentario
Le vicende dei popoli rom che hanno attraversato continenti, epoche, persecuzioni, si dipanano ormai da più di un millennio. Il rapporto con le genti e le culture ospitanti sono sempre state complesse e problematiche. Il pregiudizio dei popoli stanziali, organizzati in uno stato centrale, nei confronti dei nomadi, senza stato, è qualcosa che sembra impossibile da cancellare, soprattutto in un periodo come questo dove la logica economica e di controllo dei flussi migratori pare essere l’unica consentita dalle nostre istituzioni e dal nostro modo di vivere.
Negli ultimi 10 anni poi, l’ aumento degli arrivi di rom dell’Europa orientale dovuti alla crisi economica conseguente alla caduta dei regimi comunisti e al rinascere in questi paesi di veri e propri “pogrom” nei loro confronti, anche in paesi come la Romania dove il 10% della popolazione è di origine “romanì”, ha contribuito a peggiorare la situazione in un paese come l’Italia storicamente e culturalmente in ritardo nelle politiche d’accoglienza e di integrazione.
Nello specifico, a Milano, alcuni eventi degli ultimi anni (il rapimento di un bambino rom, affidato ai servizi sociali, da parte della sua famiglia d’origine; episodi di stupro compiuti da cittadini rumeni e rom che hanno portato al conseguente sgombero e alla distruzione dei campi “nomadi” illegali, che sono diventati ormai sempre più simili a “favelas” dove si incrociano vite di persone alla ricerca di una possibile regolarità con altre spinte ad una deriva delinquenziale e di odio; l’incendio accidentale del campo di via Triboniano che ha evidenziato l’eccessiva presenza di ospiti presenti e gli inevitabili rischi ambientali) hanno fatto esplodere un’emergenza sociale ormai incancrenita che le varie istituzioni locali si palleggiano a vicenda da tempo, culminata con episodi di intolleranza da parte dei cittadini di Opera nei confronti di un campo “temporaneo” gestito e promosso da Comune e Provincia di Milano.
Da tutto ciò l’idea di un documentario, la cui produzione ha richiesto più di due anni e prodotto quasi 50 ore di materiale girato. L’idea è nata dal bisogno di approfondire e cercare di conoscere meglio una cultura e un “modus vivendi” che sembra difficile da concepire, ma non per questo non deve essere rispettato all’interno di una logica solidale e rispettosa delle differenze. Il nostro progetto è stato quello di andare al di là dei luoghi comuni e di raccontare vite di uomini,donne e bambini solo dopo averli conosciuti e frequentati per lungo tempo, in modo da dare loro la possibilità di mostrarsi per quello che sono e non secondo falsi cliché, per demolire stereotipi negativi che ormai associano queste popolazioni esclusivamente a situazioni di degrado e di illegalità.
Vogliamo sottolineare che tutto il documentario è stato interamente girato attraverso una scelta linguistica e di racconto che predilige il linguaggio del cinema diretto, senza nessuna ricostruzione, commento fuori campo o intervista. La telecamera è stata meno invasiva possibile per lasciare le persone libere di muoversi quasi come se noi non fossimo presenti , seguendo le varie persone, bambini, uomini e donne , nella loro quotidianità fatta di scuola, giochi, lavoro, musica, festa, fatica e difficoltà di ogni tipo, senza nessun compiacimento pietistico e patetico, cercando di allontanarci dalla stereotipo che vede gli “zingari” solo come delinquenti o come gli ultimi romantici della nostra società.
Le nostre riprese sono iniziate con una grande festa organizzata nell’estate del 2005 dalla Casa della Carità a Paderno Dugnano arricchita da esibizioni di gruppi musicali rom e italiani e da un torneo calcistico vinto dalla squadra di via San Dionigi; siamo poi passati alle riprese del camper della Casa della Carità che giunto nel campo cerca di organizzare una possibile regolarizzazione attraverso la raccolta delle fotografie degli ospiti e delle fotocopie dei loro passaporti.

Inverno 2006: un incendio accidentale distrugge un terzo del campo. Seguiamo la difficile opera di smantellamento delle baracche di legno e cartone bruciate e la veloce opera di ricostruzione da parte degli abitanti. Un intensa nevicata ricopre il campo.
Da febbraio 2006 iniziamo a seguire, un giorno alla settimana, le attività didattiche di un gruppo di ragazzi rom del campo, nella vicina scuola media di via Mincio, coordinate da Antonio, un operatore della Casa della Carità, e da Walter, un volontario dell’Associazione Nocetum. Difficoltà, divertimento, tensioni si stemperano nel percorso fino alla fine dell’anno scolastico che vedrà comunque la bocciatura, dovuta alle numerose assenze negli altri giorni della settimana, della maggior parte dei ragazzi.

Aprile 2006: Lucan, membro del consiglio del campo rom, come la maggior parte dei capofamiglia lavora regolarmente in una ditta di falegnameria edile. Lo seguiamo all’alba mentre insieme ad altri uomini lascia il campo e raggiunge il posto di lavoro dove lo attendono le sue mansioni quotidiane.
Le celebrazione della Pasqua si sdoppiano nelle due differenti confessioni cristiane: quella cattolica insieme all’Associazione Nocetum nella piccola chiesa di Nosedo attraverso un piccola processione dal campo alla chiesetta e una liturgia officiata dal direttore della Caritas Ambrosiana, Don Roberto D’Avanzo, e la successiva processione serale del Venerdì Santo assieme gli abitanti del quartiere.
La settimana successiva si celebra la Pasqua Ortodossa: nel fine settimana si documentano i preparativi (preparazione delle caratteristiche uova colorate e di altri cibi rituali, l’uccisione e lo scuoiamento dell’agnello sacrificale nella notte tra sabato e domenica, la scampagnata con la tradizionale gita al vicino Parco delle Rose di tutti gli abitanti del campo: si preparano i barbecue, si ride e si scherza, si pranza, si suona, si gioca a pallone.

Giugno 2006: Lucan, presiede un consiglio straordinario di tutti gli abitanti del campo: si discute animatamente del problema dell’organizzazione della raccolta dei rifiuti, del problema degli scarichi dell’unico rubinetto esistente nel campo regolarmente otturato che inonda la piazzetta adiacente, etc.
Seguiamo i preparativi della partenza di Lucan per la Romania dove la madre, molto malata, lo attende: tutta la famiglia, la moglie e i tre figli lo assistono. Lucan approfitta del viaggio per spedire in Romania attraverso un furgone rumeno dedito alle spedizioni tra l’Italia e la Romania una grossa moto acquistata con i risparmi del suo lavoro. I documenti sono tutti a posto, si può partire…
Fine giugno, la calura al campo è insostenibile, i bambini, ragazzi e la donne ne approfitano per
un gavettone collettivo; dentro una baracca Antonio, l’operatore della Casa della Carità discute con Viorel, la situazione di un suo giovane nipote costretto agli arresti domiciliari, dentro il campo, dal Tribunale dei Minori per un furto di un motorino e dell’imminente settimana di vacanza al mare per i bambini e i ragazzi del campo in una casa gestita della Casa della Carità.
A Nosedo, seguiamo l’ultima lezione di italiano dedicata alle donne del campo prima della pausa estiva. Il giovane insegnante volontario si barcamena a fatica tra giovani donne che allattano neonati e donne meno giovani che lo prendono un po’ in giro…Alla fine Suor Ancilla, presidente dell’Associazione Nocetum, consegna i diplomi alle meritevoli, sono solo due, le altre dovranno frequentare l’anno prossimo con più costanza…

Settembre 2006, a Nosedo si organizza un seminario a cura dell’Opera Nomadi con tre mediatori culturali rom sull’importanza e la necessità della frequenza scolastica dei bambini e dei ragazzi rom, non solo per l’aspetto opportunistico della concessione del permesso di soggiorno a tutta la famiglia ma soprattutto per le possibilità di arricchimento insite nel percorso scolastico.
I ragazzi ricominciano a frequentare la scuola media di via Mincio. Insieme ad Antonio e a Walter si tracciano le coordinate per un anno più disciplinato e per una frequenza scolastica più seria e responsabile rispetto all’anno precedente e che preveda un maggior coinvolgimento sia dei ragazzi che del corpo docente della scuola stessa.
Da settembre a novembre 2006 si svolgono una serie di consigli di campo quindicinali alla presenza sia di Don Massimo Mapelli della Casa della Carità che delle operatrici dell’Associazione Nocetum. I temi dei consigli sono la critica situazione dell’igiene e della pulizia del campo nell’imminenza di un controllo sanitario dell’ASL di zona e le iniziative per impedire il conseguente sgombero del campo.

Ottobre 2006: Lucan ci chiede un aiuto; vuole scrivere una lettera a Don Massimo per formalizzare dal suo punto di vista i problemi del campo e poterlo incontrare per discuterne: necessità di un pulmino per portare a scuola i bambini, degrado ambientale, numero degli abitanti del campo sempre in aumento, paura di un altro incendio causato dalle stufe a legna che, con l’arrivo dell’inverno,diventano indispensabili, la presenza delle prostitute. Dopo qualche giorno Lucan incontra Don Massimo alla Casa della Carità…

Fine ottobre: Isaura, una delle ragazze rom che frequentano la scuola media viene battezzata nella chiesa ortodossa di Via De Amicis insieme al fratello più grande. Seguiamo il rito, la sua emozionata commozione e la successiva festa collettiva al campo.

Natale 2006: alla presenza dei bambini e dei ragazzi rom, nella chiesetta di Nosedo si celebra il Natale. Nel rito della Santa Messa i giovani rom portano all’altare un piccola ricostruzione di un loro capannina, simbolo della loro condizione quotidiana e simbolo della venuta al mondo di Gesù Cristo.

Fine giugno 2007: un nuovo incendio distrugge completamente il campo. Immediatamente i rom iniziano a ricostruirlo. Nel primo consiglio dopo l’incendio Don Massimo traccia le coordinate per la ricostruzione e racconta delle trattative in corso con il comune di Milano.

Settembre 2007: il comune decide lo sgombero. Don Colmegna e Don Massimo cercano di trattare con le forze di polizia per impedire che la situazione degeneri. Lucan fa un’appello ai funzionari del comune. L’esodo si svolge senza incidenti. Le donne e i bambini vengono portate al dormitorio pubblico di viale Ortles. Gli uomini si devono arrangiare. Le ruspe radono al suolo il campo.

Tonino Curagi ed Anna Gorio