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Giuseppe Papasso: "Un Giorno nella Vita è
un film scritto e girato con il cuore"


Giuseppe Papasso:
Un giorno nella vita" è una commedia?
Giuseppe Papasso: "Un giorno nella vita" è una favola. La storia di un sogno ambientato nella Basilicata del 1964. A dodici anni Salvatore è finito in riformatorio perché ha acquistato un vecchio proiettore rubando dei soldi. La felicità del ragazzo era stata però di breve durata: le faccende degli adulti, le beghe politiche del paese, andando a intrecciarsi con il Suo ingenuo sogno, avevano portato alla scoperta del furto di Salvatore. Così cominciano una serie di guai...

Come nasce questa storia per il film "Un giorno nella vita"?
Giuseppe Papasso: Ho scritto il soggetto pensando ad un film francese della nouvelle vague che anni fa mi aveva particolarmente colpito: I quattrocento colpi di Francois Truffaut. Io sono cresciuto vedendo questi film che mi hanno lasciato un segno. Parto da un’idea e racconto la storia di una passione, sullo sfondo c’è l’importanza e il peso degli ideali nella società degli anni 60.
Gli ideali, la politica…Ma chi ha vissuto quell’epoca ricorderà come l’ideale politico ad esempio aveva un valore pieno, che si tramandava di generazione in generazione. Poi negli anni sessanta si comincia a parlare di movimento e rinnovamento. Uno dei personaggi del film, Aurelio, incarna il nuovo che avanza e si fa strada tra la generazione precedente poco incline ai cambiamenti spesso portatrice di una mentalità chiusa e repressiva. Aurelio ha la consapevolezza di un futuro migliore perché ha due certezze: la possibilità di studiare e quella di essere protagonista di un movimento o di un partito.

Perché gli anni 60?
Giuseppe Papasso: Sono nato nel 60’ e porto dentro di me tante cose di quegli anni. Così ho deciso di ambientare il film nel 1964, che è stato un anno importante per il costume, la società e la politica italiana, zeppo di avvenimenti: la prima congiuntura dopo il miracolo, i forti contrasti nel centrosinistra che creano una delle più delicate crisi della storia della nostra Repubblica, la scomparsa di Togliatti il cui testamento nel memoriale di Yalta ha un significativo impatto nel nostro Paese. E’ anche l’anno in cui escono i primi topless, Il Concilio e la valorizzazione delle sale cinematografiche parrocchiali…

Come hai scelto i bambini?
Giuseppe Papasso: Naturalmente c’è stato molto fermento e agitazione che muoveva i 500 ragazzi che hanno partecipato al Casting sia in Puglia che in Basilicata e in ogni volto si poteva leggere la preoccupazione che precede il momento del provino e l’ansia nel ricevere subito notizie. Alla fine ho scelto tre ragazzi lucani con i quali ho condiviso un percorso straordinario. Hanno l’età e la bellezza giusta per questa favola. Come si sono posti gli attori professionisti rispetto ai bambini che non hanno mai recitato.Sono stati tutti intelligenti e collaborativi. Si è creato da subito un clima sereno e di grande complicità.

Gli altri attori del film…
Giuseppe Papasso: Tutti straordinari: Maria Grazia Cucinotta, Alessandro Haber, Pascal Zullino, Ernesto Mahieux, Mia Benedetta, Domenico Fortunato, Daniele Russo, Massimo Sorrentino e tanti altri…

Perché hai scelto la Basilicata?
Giuseppe Papasso: Sono rimasto affascinato dai luoghi scelti da Salvatores per il film "Io non ho paura". Ho pensato che quei colori e quei luoghi erano giusti per raccontare questa storia.

Quando lo vedremo nelle sale?
Giuseppe Papasso: Uscirà nei cinema nel 2010 … E’ un film scritto e girato con il cuore, spero tanto incontri il favore del pubblico.

14/10/2009, 13:23