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"La Cosa Giusta": il dopo 11 settembre di Marco Campogiani


Due poliziotti che pedinano un tunisino accusato di terrorismo: il post 11 settembre e l'amicizia con il “diverso” trattati da Marco Campogiani nella sua opera prima con toni ironici e leggeri.


A volte si è disposti ad andare contro tutto quello in cui si crede e che si ama, se ci capita di poter fare “La Cosa Giusta”. E' quello che capita nel film di Marco Campogiani a Eugenio, giovane poliziotto alle prese con un matrimonio da organizzare e a due esami dalla laurea, che si trova a collaborare con il più esperto collega Duccio, ad una missione di pedinamento. La persona da non perdere di vista è Khalid Amrazel, che dopo essere finito in carcere per presunti rapporti con una cellula terroristica, viene rilasciato in attesa di sentenza definitiva. Le cose si complicano quando il pedinato si accorge dei pedinanti, mettendo in atto un processo che costringerà i due colleghi a conoscersi meglio e ad approfondire il legame con lo stesso Khalid. I sospetti post 11 settembre e l'amicizia con il “diverso” sono trattati da Marco Campogiani con toni ironici e leggeri, da sempre nelle sue corde: "Volevo che la leggerezza conducesse a una riflessione piuttosto che a una riconciliazione. La diversità dei caratteri dei personaggi è palese sin dall’inizio, ma anche l’intenzione è chiara. La Cosa Giusta è la loro intenzione. Dall’inizio alla fine del film vogliono essere persone oneste".

Una grande attenzione è data alla persona e ai suoi diritti e doveri uguali a chiunque altro: "Ci tengo che la figura di Khalid sia profonda e di un certo spessore, proprio perché non volevo concludere con un finale banale ma che rimanesse opaco e non conciliante. Penso che il film lasci da riflettere perché descrive la sensazione di smarrimento che provano le persone in questa società in cui ogni informazione viene sempre manipolata fino a rendere ogni notizia non chiara. Eugenio è in assoluto quello che patisce di più questa sensazione di incertezza e smarrimento".

Secondo Paolo Briguglia "i personaggi del film hanno sete di capire la realtà dei fatti. Oggi è difficile comprendere come si sono svolti gli accadimenti delle vicende perché è costante la politicizzazione dei fatti da parte dei media. Trovo quindi che sia giusto indagare gli eventi per capirne le sfumature. Alla fine chiaramente però non si può arrivare a una verità assoluta, rimane sempre un’ambiguità di fondo, e anche nel film è così".

Nel cast anche Ahmed Hafiene, protagonista di un'altra pellicola fuori concorso qui al TFF, “La Straniera”, che ha sentito il personaggio di Khalid molto vicino a se: "Rappresenta parte del mio vissuto e l'ho utilizzato come uno spaventapasseri che alla fine diventa essere umano perché gli altri cominciano a vederlo come tale".


Gianni Amelio e Marco Campogiani


Marco Campogiani


19/11/2009, 12:00

Antonio Capellupo