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Renato De Maria racconta gli anni di piombo nel film "La Prima Linea"


Renato De Maria racconta gli anni di piombo nel film
"La Prima Linea" è un film da vedere, da consigliare alle generazioni che non hanno vissuto il periodo degli anni di piombo, a quelli che provano a convincerli che tutti i terrorismi erano uguali e a coloro che l'hanno vissuto ma ci hanno capito poco. La voce narrante di Sergio Segio, militante di Prima linea, riesce con un passo indietro a spiegare le motivazioni che portarono decine di giovani alla lotta armata, motivazioni spesso ignorate da chi tratta al cinema il fenomeno del terrorismo. Segio racconta nel suo romanzo "Miccia Corta" e, con la faccia di Riccardo Scamarcio, nel film di Renato De Maria l'avventura sua e degli altri ragazzi che sul finire degli anni 70 diedero gli ultimi, terribili e inutili colpi di coda del terrorismo nel nostro paese. Il film arriva allo spettatore senza coinvolgerlo nella storia, un meccanismo di racconto soggettivo che lascia fuori dalla mischia e permette di valutare con chiarezza la gravità di ogni episodio.

Ottima la ricostruzione scenografica di interni e soprattutto esterni, con accurato lavoro sulle automobili, elemento chiave delle vicende e delle azioni terroristiche, tutte svolte sui marciapiedi e nelle strade. Molto bravi gli attori con Riccardo Scamarcio (nuovamente in "clandestinità" dopo "Mio Fratello è Figlio Unico") che riesce a entrare perfettamente nei panni del taciturno e spietato Segio alle prese con i primi dubbi sulla sua attività. Giovanna Mezzogiorno, nel ruolo di Susanna Ronconi, si conferma attrice di qualità anche se forse, come molte attrici italiane di nuova generazione, spesso bisbiglia invece di parlare.
Sufficiente lo sforzo di Nicoletta Taranta per i costumi (gli anni '70 sono considerati già "in costume"), ma spesso i banchi del mercatino dell'usato non bastano a garantire la giusta atmosfera di quegli anni.

La Prima Linea, malgrado qualcuno si sia lamentato per l'ennesimo film sul terrorismo raccontato dai terroristi, riesce più di altri a comunicare con pochi ma indovinati dettagli (il pensionato che insegue il cane e il figlio del giudice Alessandrini che dice "ciao papà") l'umanità delle tante, inutili, vittime e la sofferenza dei loro familiari.

20/12/2009, 11:37

Stefano Amadio