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"Angeles City, Philippines": un'opera "sporca" ma che tocca nel
cuore sul problema del turismo sessuale nelle Filippine


Angeles City, ex sede della Clark Air Base. Una cittadina dell Filippine meta del turismo occidentale legata alla mercificazione del sesso. Un 75enne australiano vive nella città della "perdizione" con Jenny, una giovane locale, ex ballerina dei go-go bars, che si prende cura di lui. Ci sono poi le storie di Origada, un ladyboy cacciato dalla famiglia, e Rachel, ballerina/prostituta, che vivono nelle barraccopoli ai margini della cittadina. Queso è "Angeles City, Philippines", documentario in concorso alla 16° edizione del Festival Visioni Italiane e già vincitore del Premio del Pubblico al Potenza International Film Festival.

Davide Arosio ed Alberto Gerosa, giovani filmaker dal grande talento, firmano un'opera "sporca" dal punto di vista dell'immagine ma di grande impatto emotivo, che riesce a coinvolgere lo spettatore su uno degli aspetti più drammatici dell'immagginario occidentale dei paesi orientali, quello del turismo sessuale. L'imagine mostrata delle Filippine è degradante, tra luoghi di prostituzione, poliziotti corrotti e miseria. Però emerge anche la gioia di una popolazione povera, che basa molto del proprio "commercio" sul turismo di uomini che provengono dai paesi cosidetti "sviluppati" per cercare un'appagemento nel "sesso facile". Colpiscono i volti delle "signorine" che donano il loro corpo a sconosciuti, consapevoli della loro realtà. Sono le lingue ammiccanti delle giovani, le miserie e le nobiltà di un popolo "povero", le immagini che si contrappongono allo squallore del flusso di occidentali, un microcosmo di insodisfatti che cercano solo piacere e godere in quesi volti "puliti" ed "ingenui".

28/02/2010, 17:07

Simone Pinchiorri