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ELIO GERMANO - In scena con Céline insieme a Teho Teardo


Insieme al compositore Teardo in scena al Palladium di Roma con “Viaggio al termine della notte”, tratto dal romanzo di Louis-Ferdinand Céline.


ELIO GERMANO - In scena con Céline insieme a Teho Teardo
Dopo tanto cinema e un po' di tv (il 12 marzo debutta su Sky Cinema la miniserie Faccia D'angelo che lo vede protagonista nei panni del boss Felice Maniero) Elio Germano torna al suo primo amore, il teatro.
Con Viaggio al termine della notte, l'attore romano sceglie di portare nuovamente sul palco una lettura scenica in forma di concerto del romanzo omonimo di Louis-Ferdinand Céline, uno dei più grandi e controversi romanzieri francesi del Novecento, in una lunga tournèe teatrale che si concluderà il 29 febbraio a Cagliari.

Germano, Palma d'oro a Cannes 2010 come miglior attore, in quest'avventura è affiancato da uno dei musicisti e compositori italiani maggiormente apprezzati, anche e soprattutto dal cinema italiano.
Stiamo parlando di Teho Teardo, già autore di colonne sonore per Sorrentino, Salvatores e molti altri, qui impegnato – assieme alla violoncellista Martina Bertoni – a intessere complesse architetture sonore che mescolano elettronica, archi e chitarra elettrica. Sì, perché Teardo e la Bertoni, che dividono con lui il palcoscenico, non sono qui dei semplici comprimari: spetta a loro costruire le sofisticate intelaiature sonore che introducono o seguono gli stralci di monologo di Germano, a volte addirittura accompagnandolo nel claustrofobico “viaggio” céliniano, frenetico tour de force fra gli orrori della guerra e la miseria di una natura umana impossibile da redimere.

La musica assurge quindi a elemento drammaturgico vero e proprio, a fronte di una regia quasi inesistente, di una scenografia scarnificata (una scrivania, un abat-jour e una sedia, invisibile scranno da cui un ispirato Germano recita con la consueta e mai ostentata bravura), contraltare di un testo che, per brillare, ha bisogno di ben poco.
E se certamente si avverte l'assenza di una più manifesta fisicità nella recitazione di Germano – che a tratti sembra sottrarre qualcosa all'impeto della prosa di Cèline – all'attore va riconosciuto l'indiscutibile merito di aver portato in scena un testo a torto poco conosciuto, con il piglio e la passione degni di un grande interprete.

28/02/2012, 10:23

Lucilla Chiodi