Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

“Nei miei film racconto la surrealtà della vita”


Intervista a Fernando Leon de Aranoa, omaggiato con una retrospettiva al Bergamo Film Meeting 2012


“Nei miei film racconto la surrealtà della vita”
Il tuo film d'esordio, “Familia”, è molto più basato su una sceneggiatura costruita perfettamente a tavolino rispetto ai seguenti: volevi dimostrare da subito di cosa eri capace?
Fernando Leon de Aranoa:
La sceneggiatura è per me l'elemento trainante: all'inizio pensavo di occuparmi solo di quell'aspetto, avevo scritto alcuni script per la tv e il cinema.
Poi, proprio dopo aver terminato il soggetto di “Familia”, ho ritenuto che fosse arrivato il momento giusto per passare dietro alla macchina da presa: è vero, la storia in quel caso è molto orchestrata, ma non perché fosse la mia opera prima.
E' una metafora di come funzionano le relazioni familiari, nel mio ultimo “Amador” c'è lo stesso approccio, pur trattandosi di un racconto molto diverso. Lo considero un po' una eco di “Familia”, anche per l'ambientazione “chiusa”.

Esiste un collegamento formale tra “Familia” e “Amador”, mentre in mezzo gli altri tuoi film sembrano più “aspri”.
Fernando Leon de Aranoa:
Il classicismo di “Amador” è più stilizzato di quello di “Familia”, volevo sottolineare il contenuto realistico ma aggiungere anche una riflessione sulla vita e sulla morte, e sull'amore che si inserisce nel mezzo, e volevo farlo in modo chiaro, descrittivo, senza equivoci: ho usato pertanto il 35 mm, movimenti di camera molto lenti, tutto per rendere il racconto più semplice possibile.
Ma non c'è un disegno precedente, mi adatto di volta in volta al copione, il modo di lavorare mi viene suggerito dal film.

Il tuo lavoro sulla scrittura è molto particolare nel caso de “I lunedì al sole”.
Fernando Leon de Aranoa:
In quel caso avevo una sceneggiatura originale che non ho seguito in fase di regia, c'è stata un'apertura verso i personaggi e con loro – in seguito a una loro “ribellione” - la si è modificata (una cosa simile è successo anche in “Barrio”).
Il risultato di questa revisione, però, è stato poi seguito in modo fedelissimo al momento di girare.

Dai molta importanza agli storyboard (al BFM è stata allestita una splendida mostra di alcune sue tavole, NdI): a che punto di questa lavorazione si inseriscono?
Fernando Leon de Aranoa:
Mi servono perché io così sono il primo spettatore della mia pellicola, e riesco così anche a visualizzare il film che voglio e comunicarlo al meglio alla mia troupe.
Esiste una corrispondenza perfetta tra lo storyboard e il film finito.

I tuoi personaggi non subiscono mai la situazione in cui si trovano.
Fernando Leon de Aranoa:
A me piace la finzione, spingere al limite la realtà in tutte le direzioni possibili senza rischiare di annoiare i miei spettatori.
Inserisco nelle mie storie anche situazioni surreali, perché mi piace tenere il piede in due scarpe: a volte la realtà che abbiamo di fronte è poco realistica, e la surrealtà diventa il ritratto perfetto della realtà.

18/03/2012, 07:40

Carlo Griseri