Fondazione Fare Cinema
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Note di regia del film "TIR"


Note di regia del film
Ancor prima che un film su un camionista, TIR è un film su un paradosso: quello di un lavoro che ti porta a vivere lontano dalle persone care per cui, in fondo, stai lavorando. Il processo di scrittura è durato più di quattro anni. Durante questo tempo ho alternato fasi di ricerca sul campo ad altre in cui ci fermavamo a riflettere sul materiale raccolto, in una continua tensione creativa fra elementi di finzione e di documentario. Tutto questo mentre attorno a noi esplodeva una crisi senza precedenti, che definire solamente economica ormai suona riduttivo se non addirittura sbagliato. Ma più che fare un racconto sociologico mi interessava entrare sotto la pelle del mio personaggio e riprenderlo in un momento di crisi personale, in cui si vedesse obbligato a compiere una scelta non solo pratica, ma anche etica ed esistenziale. In questo senso, la mia ambizione è che il film possa essere letto come una metafora della vita contemporanea e lo considererò “riuscito” solo nella misura in cui saprà parlare a tutti coloro che vivono sulla propria pelle questo paradosso.
Lavorare con gli attori è stata inizialmente una forte responsabilità. Definita la sfida, le motivazioni e il metodo ci siamo chiusi in cabina, Branko faceva il camionista mentre io lo filmavo facendo succedere degli accadimenti anche a sua insaputa. In quattro mesi abbiamo fatto più 30.000 Km, mi sono accorto che abbiamo tracciato un X sull'Europa, dalla Svezia a Roma da Budapest a Siviglia, il confine tra reale e finzione si è sfuocato molte volte. Abbiamo discusso sulla differenza tra l'essere stanchi e recitare ad esserlo, ma alla fine siamo diventati amici, anche se molte volte gli negavo di lavarsi, di radersi o gli chiedevo di cucinare ancora accanto alle ruote del TIR. Quando siamo usciti da questa intensa avventura siamo entrambi cambiati nella percezione delle nostre vite quotidiane.

Alberto Fasulo