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Note di regia del documentario "L'Uomo sulla Luna"


Note di regia del documentario
L’uomo sulla luna è un film nato per raccontare un mondo scomparso, rimasto nei ricordi degli anziani, quello della società pastorale sarda e il suo immaginario legato al mondo dei morti.
I paesi della Barbagia sono stati coinvolti in faide secolari che hanno portato alla scomparsa di intere famiglie. Il dovere della vendetta e della giustizia personale ha portato a una stretta convivenza con la morte influenzando profondamente l’immaginario di questa società. E’ una realtà isolata, chiusa in se stessa, che per lungo tempo ha mantenuto intatte le sue leggi e i suoi valori.

Nella vita sociale del paese la donna svolgeva un ruolo fondamentale. L’uomo passava mesi lontano da casa, in campagna, con il gregge. La donna da sola, si occupava sia dell’amministrazione della famiglia, sia di tramandare la tradizione orale, storie e leggende di una realtà in cui la morte violenta era parte della vita quotidiana. Le donne vivevano in contatto con il mondo dei defunti, non solo attraverso i vestiti neri del lutto, le visite al cimitero, le cerimonie funebri e gli “Attitu” (canti in onore del defunto esclusivamente femminili) ma con un vero e proprio rapporto di comunicazione con l’aldilà.
I morti uscivano in processione, camminavano per strada, parlavano con i vivi, a volte li picchiavano. Si manifestavano nei sogni con messaggi e richieste personali.
Il sogno aveva una grandissima importanza nella tradizione orale, veniva ricordato e tramandato, poiché considerato legato alla realtà delle cose, attraverso il sogno si poteva predire il futuro. Le immagini oniriche erano attentamente registrate, associate tra loro e tradotte in significato, sognare qualcuno a un banchetto o a una festa, ad esempio, era un comune presagio di morte.

L’antropologo Bachisio Bandinu, le cui ricerche sono state la base di sviluppo di questo film, ha raccolto molti sogni premonitori nel libro: “Visiones, I sogni dei pastori”:

Lucia, 74 anni:
Mi trovavo in un’ampia vallata, avverto uno strano passaggio di vento, volgo lo sguardo e vedo un ballo tondo nel piazzale. Erano i morti che ballavano, vestiti come fantasmi, con un camice color cenere. In mezzo a loro scorgo una mia amica vestita col costume della festa, tutta piena di gioielli. Ho avuto un terribile spavento, sapevo che vedere una donna in costume voleva dire che era destinata a morire. Avevo paura di guardarla, come se fissandola fossi anch’io responsabile della sua morte
.”

Oggi le donne che ricordano questo mondo devono confrontarsi con un nuovo immaginario, quello della società moderna, un sistema di valori diametralmente opposto a quello passato. Le immagini che lo alimentano non sono più quelle dei sogni, sono immagini che arrivano dall’esterno, immagini dove l’uomo mette piede sulla luna, sono immagini che sconvolgono le antiche credenze, trasformando velocemente i sogni e la coscienza del mondo pastorale..

Giuliano Ricci