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TIR - La Storia di un percorso di vita


TIR - La Storia di un percorso di vita
Un insegnante abbandona la sua attività per fare il camionista. A pensarci sembra un paradosso, ma in tempo di crisi accade: uno stipendio migliore per mantenere la famiglia pur con un'aspettativa di vita più logorante è una prospettiva che oggi giorno è pura realtà. Una realtà che è la quotidianietà del protagononista di "TIR", opera prima di finzione di Alberto Fasulo, che racconta la storia di un uomo "solo", lontano dagli affetti familiari, chiuso in un camion, isolato dalla realtà. Ad interpretare il ruolo del protagonista è il bravissimo Branko Zavrsan, attore noto al grande pubblico per "No Man's Land" di Danis Tanovic.

"TIR" è un film sulla condizione umana, un'opera che racconta un viaggio, un percorso di vita. Branko, pur girando l'Europa con il suo camion, è un personaggio statico, lontano dal mondo e dalla realtà che lo circonda. Ha una moglie e un figlio lontani, che non vede mai, vicino a lui c'è solo il suo camion e la strada. Non ha rapporti umani, solo la tecnologia lo aiuta a stare in contatto con ciò che lo determina. Fasulo, descrive bene questa "status", con primi piani ed inquadrature strette, viaggiando passo passo nella cabina del camion con il "suo" attore. Già, il suo attore, perchè "TIR" è nato inizialmente come un documentario e, poi, solo in sceneggiatura, insieme a Vecchi ed Arciero, è nato questo film, narrativamente e visivamente "innovativo", ancorato alla realtà, alla quotidianietà della vita.

L'apetto più inquietatnte del film è l'immobilità della vita. Attorno a Branko tutto scorre più velocemente di lui, gli affetti, le amicizie, i rapporto con i propri cari, eppure lui steso si muove velocemente per le strade con il suo camion, ma il suo "immobilismo" nei rapporti umani, tende ad isolarlo. Il suo status è una metafora del Mondo moderno, dove tutto sembra andare a ritmi vertiginosi, basti pensare al mondo del web, ma dove nulla cambia e l'individualismo e la solitudine, sembrano sovrastare il tutto. Branko è un'icona del XXI secolo, un "viaggiatore" nella suo stare immobile, un essere umano che si "adatta" alla sopravvivenza, quasi fosse un primordiale uomo di Cro Magnon, che deve "procaciarsi" quotidianiamente il proprio cibo per restare vivo e questo è ciò che eredita lo spettatore uscendo da questo film: Sopravvivenza è vita? Viviamo per lavorare o lavoriamo per vivere? Cos'è che identifica la vita ed il lavoro?

03/05/2014, 18:00

Simone Pinchiorri