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CANNES 67 - "Le Meraviglie" di Alice in Concorso


Alice Rohrwacher: La mia fiaba delle meraviglie. La regista ci racconta la sua esperienza e i suoi ricordi; il lavoro con la sorella Alba


CANNES 67 -
"Le meraviglie" di Alice Rohrwacher in Concorso a Cannes 67
È un film familiare non autobiografico "Le meraviglie" per Alice Rohrwacher, l’ opera seconda che le ha dato la possibilità di concorrere per la prima volta per la Palma d’oro. Così come le ha dato l'opportunità di lavorare, altra prima assoluta, al fianco della più popolare sorella Alba, tra le interpreti femminili del film accanto a Monica Bellucci, qui in un piccolo ruolo, e all’esordiente Maria Alexandra Lungu.

"Le meraviglie" racconta di una famiglia transculturale e bucolica che appunto riecheggia quella Rohrwacher ma senza riproporne le vere dinamiche né personaggi simili. Punto di partenza da cui non può prescindere l’illustrazione del film da parte dell’autrice.

Escludendo il biografismo qual è dunque il tratto principale del film?

"Ho pensato da subito che fare un film che raccontasse della mia famiglia mi avrebbe annoiato. Volevo raccontare anzitutto cosa significa essere una sorella maggiore. In questo Alba mia ha ispirato: ho ripensato alla nostra infanzia, al modo in cui io, più piccola, vedevo e mi rapportavo a lei. Ma il tema principale è l’amore di un padre per le sue figlie".

"La storia è ambientata in una campagna non identificabile e in un periodo non preciso. Perché?

"Le meraviglie è una fiaba: sarebbe un film in dialetto viterbese ma quando i personaggi sono arrabbiati rispondono anche in francese e in tedesco. C’è dentro la mancanza di un figlio maschio, desiderato dal padre che quindi ha messo sulle spalle di Gelsomina il peso della sua eredità, la vita semplice di chi vive in realtà rurali, la stramberia della tv e gli animali".

Le api sono fondamentali nel racconto ma vengono dal tuo vissuto reale. Spiegaci la presenza nel film della televisione e del personaggio di Monica Bellucci, la presentatrice Milly Catena.

"Per quel ruolo serviva un’icona di bellezza nota universalmente e che fosse al tempo stesso una donna in carne e ossa ma anche una potenziale fatina. Monica incarna tutto questo ed è anche incredibilmente autoironica. La tv vuole irrigimentare, catalogare le cose e con la famiglia protagonista questo non è possibile. Fallisce. Ma probabilmente il fallimento è anche un altro tema importante della pellicola: la gente non cambia, non migliora. Essere capaci di provare tenerezza per se stessi e per i propri fallimenti è una strada verso la felicità".


Da Cannes Valentina Neri

19/05/2014, 09:07