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VENEZIA 71 - ME NE FREGO!


La bonifica linguistica di Mussolini per rendere puro l'italiano. Diretto da Vanni Gandolfo su studi e ricerche realizzati da Valeria Della Valle


VENEZIA 71 - ME NE FREGO!
La guerra dei pronomi è stato uno degli esperimenti più pittoreschi avviati dal regime fascista al fine di modificare le abitudini e i costumi degli italiani. Stiamo parlando di una storia che conoscono in pochi, la campagna impostata da Mussolini al fine di depurare la lingua italiana dai forestierismi, dai dialetti, nel timore che alimentassero spinte regionalistiche, e da ogni forma di “intrusione” nella patria favella.

"Me ne Frego, il fascismo e la lingua italiana" a cura della linguista Valeria Della Valle e del regista Vanni Gandolfo, il breve documentario dell’Istituto Luce presentato a Venezia 71, racconta le varie tappe di un tentativo che “alla fine si rivelò goffo e autoritario, anziché credibile ed autorevole”, racconta Della Valle, docente di Linguistica italiana all'università " La Sapienza" di Roma.

Le immagini inedite messe a disposizione dagli archivi dell’Istituto Luce, mostrano un’Italia totalmente in balia dell’ideologia fascista. Accanto alla proibizione dei forestierismi, il Touring Club Italiano divenne nel 1937 la Consociazione turistica italiana e fu proibito dare un nome straniero ai neonati italiani, si introdusse il voi come forma pronominale di cortesia e vietando l’uso di “lei”, considerato servile, straniero, femmineo e sgrammaticato. Furono addirittura organizzate delle mostre anti-lei in varie città italiane, e in un clima di crescente delirio xenofobo, la rivista di attualità femminile, “Lei”, fu costretta addirittura a cambiare il nome in Annabella.
Una vera e propria crociata contro ogni forma di esotismo che coinvolse e opinione pubblica, intellettuali e linguisti. Fra il 1932 e il 1933 , il famoso scrittore Paolo Monelli tenne una rubrica sulla Gazzetta del Popolo chiamata Una parola al giorno, per proporre equivalenti nazionali in sostituzione alle parole straniere adottate fin a quel momento.

Fra gli esotismi sottoposti al vaglio e poi promossi: sport, tennis, picnic, bar, fra quelli invece bocciati: festival, che bisognava sostituire con festivale, cocktail con arlecchino, hotel con albergo, garage con rimessa, record con primato e claxon con tromba o sirena. Alcune trovate di successo furono invece scovate dal linguista Bruno Migliorini che coniò i termini regista e autista al posto dei forestierismi francese metteur en scène e chauffeur.

Un esperimento destinato a fallire in un paese dove il re parlava francese e tra la popolazione prevaleva l'uso del dialetto. “E senza alcun risultato pratico”, aggiunge Della Valle, “se si considera il massiccio afflusso di anglicismi, in alcuni casi inutili, nella lingua italiana contemporanea. Peraltro le misure adottate contro le minoranze linguistiche, per esempio altoatesini e sloveni, furono molto più gravi di quelle messe in atto per contrastare l’uso del dialetto. Basti pensare alla diffidenza che ancora oggi le minoranze linguistiche nutrono nei confronti degli italiani”.

05/09/2014, 17:38

Monica Straniero