Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

Note di regia di "Segantini. Ritorno alla Natura"


Note di regia di
Ho scoperto e amato fin da subito l’arte di Segantini visitando la Galleria d’Arte Moderna di Milano, perché possiede una sua personale e unica forza generatrice. Nei suoi dipinti si percepisce l’energia della natura nella sua più intima essenza e la presenza dell’uomo è colta nel confronto totalizzante con essa. Il suo messaggio è al tempo stesso classico ed estremamente contemporaneo.
Anche la vita di Segantini possiede la medesima potenza, lo stesso fascino. Nato poverissimo, orfano a cinque anni, analfabeta, rinchiuso in un riformatorio a dieci, apolide per tutta la vita, riuscì, con la sua volontà e le sue capacità, a diventare uno dei pittori per importanti del simbolismo europeo.
Inoltre con la sua compagna, Bice Bugatti, diede vita ad una storia bellissima d’amore; come si legge nel piccolo cimitero di Maloja, dove riposano per sempre insieme, “arte e amore vincono il tempo”.
Ho prodotto e diretto questa docufiction con la convinzione che raccontare la storia e l’arte di Segantini, uomo e artista, ci offre la possibilità di realizzare qualcosa di poetico ed espressivo e la regia è pensata per essere un emozionante percorso visivo, curato e personale in tutti i suoi aspetti.
Inoltre il film si propone, grazie all’apporto delle personalità intervistate, di ricollocare Segantini nella giusta prospettiva critica. La sua arte, complice una visione storiografica italiana molto parziale e banalizzante, è stata spesso vista come una semplice pittura paesaggistica, al punto da essere talvolta definito come il pittore delle mucche. In realtà Segantini ha usato il paesaggio come base per una ricerca artistica fortemente simbolica e moderna, con risultati che lo elevano a livello mondiale. Non a caso all’estero è considerato come uno dei più grandi pittori simbolisti e artisti importanti come Kandinsky, Klimt e Klee hanno amato profondamente la sua arte.
Partendo dalla lettura delle intense lettere scritte dal pittore, con Filippo Timi ci siamo immaginati un artista solitario, consapevole delle sue capacità ma anche tormentato e complesso a livello espressivo e, al netto dei limiti imposti dal budget, abbiamo cercato di dare vita ad un racconto che esprimesse al meglio queste caratteristiche dell’arte e dell’uomo Segantini.

Francesco Fei