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TFF34 - SARO: un figlio, una padre, una videocamera


Il regista Enrico Maria Artale alla scoperta del padre, mai conosciuto e incontrato dietro una camera


TFF34 - SARO: un figlio, una padre, una videocamera
Un ragazzo, che non ha mai conosciuto il proprio padre, decide di andarlo a cercare per incontrarlo. Per farlo organizza un lungo viaggio nei luoghi della sua infanzia, in Sicilia, e soprattutto elabora una sceneggiatura di documentario che lo giustifichi e lo incoraggi, lo protegga dalla paura di un gesto troppo spesso rimandato e al tempo stesso lo aiuti a "filtrare" quanto andrà a vivere.

"Saro" è (anche) il nome del padre di Enrico Maria Artale, regista di questo strano documentario omonimo e autobiografico (già autore di un lungometraggio di fiction, l'applaudito "Il terzo tempo"), girato ormai sette anni fa e ora recuperato, montato e narrato dal figlio-regista, più maturo (personalmente e autorialmente) e più distaccato (dall'emozione e dall'insicurezza di quell'avventura).

Quello che ne esce è un lavoro difficile da decifrare e raccontare, ma decisamente interessante da vivere. Se la prima parte è (forse volutamente) fin troppo calcolata e costruita, l'avvicinamento all'agognato incontro è il preludio a un lungo confronto tra le due generazioni, Enrico e Saro, seduti su un divano davanti a una camera fissa per un paio d'ore abbondanti. La voce narrante di Artale, che nella prima metà di racconto sembra troppo recitante e poco spontanea, diventa qui efficace e inequivocabilmente sincera.

24/11/2016, 08:00

Carlo Griseri