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SOLE CUORE AMORE - La vita difficile di una generazione


Dopo la presentazione alla Festa di Roma, il film di Daniele Vicari arriva in sala giovedì 4 maggio distribuito da Koch Media. Lo sguardo freddo sulla vita difficile di una famiglia e su un'amicizia che fatica a svilupparsi. Un'operazione necessaria, di denuncia ma che forse rimane vittima di uno sguardo al limite del documentaristico. Con Isabella Ragonese, Francesco Montanari, Eva Grieco e Francesco Acquaroli


SOLE CUORE AMORE - La vita difficile di una generazione
Francesco Montanari e Isabella Ragonese
Un insieme di situazioni estreme che riescono però a rendere l’idea di una vita difficile. Un universo di micro storie che però non riescono ad amalgamarsi per dare un senso unico al film.

"Sole Cuore Amore" è una fotografia del nostro mondo, di una grande città come Roma, che però sembra lavorata con photoshop. Quatto figli, un lavoro a due ore di distanza da casa, un marito disoccupato cronico che non riesce a trovare proprio niente per sottrarsi alla sua condizione. Situazioni così ce ne sono molte, ma Daniele Vicari riesce ad unirle in un’unica storia da raccontare in cui anche l’amicizia con la vicina di casa finisce per essere distante, distaccata e utilitaristica. Il parallelo con la danza non arriva chiaro e le vite delle due vicine di casa rimangono distanti malgrado il montaggio alternato provi spesso a renderle due facce della stessa medaglia.

Come in un documentario italiano, il regista cerca di non plasmare le storie per renderle interessanti ma si limita a raccontare quelle più drammatiche e a metterle in fila, senza soluzione, fino all’epilogo.

Vicari ci mostra una generazione non in grado di vivere con tranquillità, per colpa della società certo, ma anche di una crescente incapacità ad esigere rispetto. Una società che evidentemente non è più tale, visto che in molti non hanno più le armi (proprie di una comunità) per rivendicare i diritti, conquistati con battaglie e sofferenza, e perdendo gradualmente anche la voglia di farsi rispettare.
Una generazione incapace di andare dai sindacati perché pensa che siano inutili, che non conosce i propri diritti in termini di salute, di salari, di carichi di lavoro regolati da leggi esistenti e ottenute a caro prezzo.

Per fortuna le situazioni raccontate da Vicari, oggi in Italia, diventano drammatiche solo se accorpate intorno a un’unica persona. Ma il film è valido, anche grazie a un ottimo cast, se preso come l’anticipazione di qualcosa che, in un futuro non troppo lontano, potrà accadere senza usare alcun tipo di fantasia.

02/05/2017, 20:06

Stefano Amadio