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VENEZIA 74 - "Brutti e Cattivi", intervista al cast


Presentato al festival, nella sezione Orizzonti, l'opera prima di Cosimo Gomez.


VENEZIA 74 -
Brutti e Cattivi
In occasione della presentazione alla Mostra del cinema di Venezia, abbiamo intervistato il cast di "Brutti e Cattivi" di Cosimo Gomez, in uscita in sala dal 19 ottobre in sala.

Tanti i temi trattati nel film, ma qual'è stato quello che le ha dato lo stimolo alla realizzazione del film?
COSIMO GOMEZ: "Il fatto che i nostri eroi abbiano delle disabilità è un dato, ma fondamentalmente quello che fanno è quello che fa ognuno di noi: lottano per un obiettivo, lottano per la proprio felicità, pensando che questa felicità possano essere 4 milioni rubati in una banca. Un desiderio di felicità legato all'avidità personale e quando uno di questi personaggi per la prima volta ha uno scatto di generosità verso un'altra persona, allora questa persona avrà la ricompensa migliore e non sono in 4 milioni o la piscina ma è l'amore. Ritengo quindi che sia un film che ha come argomento importante la disabilità ma il tema che sta sotto è l'amore."

Un personaggio, quello di Ballerina, che ti avrà richiesto un particolare sforzo fisico. Puoi raccontarci che approccio hai avuto per prepararlo?
SARA SERRAIOCCO: "Ho avuto questa grande opportunità di interpretare questo personaggio bellissimo che mi ha affascinato dalla prima lettura del copione. Mi sono ispirata a questa ragazza, Simona Atzori, che è una danzatrice che si allenava nella mia scuola di danza e sin da piccola l'ammiravo ballare. Mi sono preparata per il ruolo fisicamente molti mesi prima, cercando di fare tutto con le braccia legate dietro e fare in modo che i piedi diventassero prensili. È stato un allenamento tecnico e fisico, come imparare il cinese del monologo finale, è stato uno studio molto interessante. La cosa che più mi ha colpito del mio personaggio è che Cosimo mi ha dato l'opportunità di stravolgere la mia fisicità il mio “attitude” che era completamente diverso nei film precedenti. Ho interpretato un personaggio privo di sensi di colpa, che utilizza lo strumento della seduzione per arrivare ai propri obiettivi. Una mancanza di sensi di colpa, nonostante lei non abbia le braccia, e un dolore che ha trasformato in riscatto sociale per arrivare ai propri scopi."

Già protagonista del film di genere di maggior successo negli ultimi anni, ti cali alla grande in un altro personaggio inedito per il nostro cinema...
CLAUDIO SANTAMARIA: "Io prima di leggere la sceneggiatura ho letto un “moodbook”, con tutti disegni dei personaggi di un grandissimo illustratore e ho deciso avrei fatto il film senza leggere la sceneggiatura. Ho pensato potesse essere una possibilità di esplorare questo personaggio che è fantastico. Appena ho visto questo disegno di questo personaggio, con la pistola in mano e il riporto svolazzante, ho pensato che ci fosse la possibilità di trasformarmi fisicamente e di giocare come fanno i bambini che giocano agli indiani e i cowboy. Quando il personaggio ti dà la possibilità di trasformarti fisicamente, ti dà già tantissimo, ti aiuta molto a sentirti già diverso. Secondo me la cosa più importante che ha reso questi personaggi, che erano delle scatole molto colorate, è stato lavorare sul dolore di questi personaggi. Mi sono immaginato uno che nasce senza gambe, sarà un po' arrabbiato con la vita e questo dolore per me era fondamentale per dare tridimensionalità al personaggio, per dargli verità e per dare credibilità alla storia. Si poteva scadere in un attimo nella commedia banale e grottesca a cui non credi fino in fondo."

Il tuo personaggio non è invece affetto da una disabilità fisica, ma ti ha comunque richiesto un lavoro di trasformazione...
MARCO D'AMORE: “Il mio lavoro è stato diametralmente opposto al loro, perché per Claudio e Sara si racconta una mancanza: Claudio non ha le gambe e Sara non ha le braccia. Io invece per la prima volta tenevo i capelli. Quindi il mio è stato un percorso tricologico che è la cosa che mi ha fatto accettare subito, prima ancora che venissi a sapere della storia. Quando Cosimo mi ha detto sarai un “rasta” io ho detto sì. Sono molto d'accordo con il nostro regista quando dice che l'amore è il motore della storia. Il poeta dice “ l'amor che move il sole e l'altre stelle” e nel caso del mio personaggio, un ragazzo mai cresciuto, spinge uno spericolato a fare una rapina pur di accontentare la sua bella. Il sogno infantile di Giorgio Armani, detto “il merda”, l'unico motore è questo sentimento di amore bambino che nutre per questo essere strano, mistico che però è l'unico che ha verso di lui dei piccoli gesti di delicatezza, di gentilezza, di garbo e lo tratta come un essere umano. Penso che il grido che lanciano tutti i nostri personaggi sia “noi siamo disabili, siamo esseri umani”.

Sara Pulcini

07/09/2017, 18:19