Fondazione Fare Cinema
!Xš‚ť‰

FOREIGN OFFICE - "Tramonto"


Nelle sale italiane 4-5-6 febbraio, č il secondo lungometraggio di Laszlo Nemes ungherese classe ‘77 e premio Oscar come Miglior Film Straniero 2016, sceneggiatore e regista č anche autore di molti cortometraggi


FOREIGN OFFICE -
Tramonto, al cinema 4-5-6 febbraio 2019
Ambientato nella Budapest dell’impero austro-ungarico in declino, corre l’anno 1913, si intuisce che movimenti irredentisti antiaustriaci, lavorano nell’ombra per destabilizzare quello che č il regno della monarchia danubiana. Si parla di nobili uccisi dopo essere stati torturati e di un giro di modiste che vengono addestrate per “servire” alla corte austriaca.

In una sovrapposizione di lingue, gli attori comunicano a monosillabi e grugniti, il regista e sceneggiatore Nemes ( premio Oscar 2016) raramente fa dare una risposta coerente alla domanda posta. Vuole porre lo spettatore nell’ottica del tumulto sociale e politico dell’epoca? Vuole immergerlo nel caos del labirintico percorso dell’Europa del “tutti contro tutti”, del “non fidarti di nessuno”, insomma, vuole far rivivere quel mistero che aleggia intorno alla vita della protagonista?

Sinceramente la sua intenzione si intuisce non grazie alle lunghissime due ore e venti del film, ma dalla lettura della scheda esplicativa in cui racconta che ha voluto scrivere questa storia per richiamare l’attenzione dello spettatore “mostrando il barlume di un mondo senza farlo vedere completamente”, “immergendosi nel mondo di una creatura apparentemente ingenua e innocente che dettaglio dopo dettaglio si trasformerŕ nella storia sempre piů buia di un declino”.

La protagonista Irisz Leiter (Juli Jakab), figlia dei Leiter, i cappellai piů famosi di Budapest, torna in cittŕ alla ricerca del suo passato. Non ricorda nulla della sua famiglia perché a due anni viene mandata in un istituto per orfane dopo la misteriosa morte dei suoi genitori nel rogo della azienda di famiglia e poi a dodici viene spedita a Trieste ad imparare l’arte della modista di cappelli in una famosa azienda locale. Avendo perduto totalmente le notizie della sua famiglia, ormai ventenne, torna a Budapest con l’intenzione di capire e va direttamente nel grande negozio di cappelli che apparteneva ai suoi genitori dove non viene ben accolta, si rivolge al Sig. Brill (Vlad Ivanov) nuovo proprietario ed ex impiegato della famosa cappelleria Leiter, che perň, non gradisce la sua presenza nell’azienda e amabilmente cerca di rispedirla a Trieste per togliersela di torno.

Irisz non demorde, torna sui suoi passi e si ripresenta durante un grande ed atteso evento organizzato in occasione della visita dei sovrani d’Austria alla cappelleria, per acquistare i cappelli (e forse per altro tipo di affari?). Riesce a ricucire una specie di strano rapporto con Brill, che forse colto da rimorso, le permette di alloggiare nella ex casa di famiglia ora adibita ad alloggio per le svariate modiste che lavorano ai cappelli, con le quali Irisz non avrŕ mai un rapporto di simpatia. Sempre nella spasmodica ricerca di sé stessa e del suo passato, viene a sapere che forse ha un fratello maggiore che non ricorda. Percorre in lungo e in largo la cittŕ, sudata e sfatta dal caldo eccezionale di quei giorni, le confermano l’esistenza di un fratello, ma si rifiutano di parlargli di lui, anche qui, per lo spettatore, č duro riuscire a capire chi sia e perché nessuno ne vuole parlare. Pare sia un assassino, ha ucciso brutalmente un conte, per motivi legati ai suoi legami con gli Asburgo, ad affari loschi mischiati con le rivolte politiche che scateneranno da lě a breve la Prima Guerra Mondiale.

Stravolta da questo pensiero fisso che la rende quasi autistica, Irisz si comporta stranamente, infatti per tutto il film di rado risponde a ciň che le viene chiesto o fa quello che le viene detto di fare: ammutolisce spesso con lo sguardo fisso e anche quando trova la persona giusta per poter chiedere notizie precise, non chiede. Quando invece chiede, nessuno risponde in maniera coerente alla sua domanda.

Come ci spiega il regista “una inquietudine profonda, la sensazione vagante che qualcosa di nefasto, magari un’apocalisse, stia per accadere... L’epoca di un’attesa quasi biblica” ...
E infatti l’impressione che si ha del film č di un’opera ostentatamente interminabile dove le tante domande senza risposta lasciano il tempo che trovano. Ma questo č l’obiettivo dell’autore, precisamente rispondente al suo progetto, tant’č che ci informa: “lo spettatore č immerso in un labirintico percorso personale, irto di ostacoli” ...

Brava Juli Jakab, stranita ed allucinata al punto giusto.

Ottimo Vlad Ivanov attore romeno in grado di recitare in russo, inglese, francese e italiano, considerato uno dei migliori caratteristi d’ Europa, vincitore di parecchi premi internazionali: Cannes 2009, Orso d’Oro a Berlino 2013 oltre a varie nomination nei maggiori Festival mondiali.

03/02/2019, 11:33

Silvia Amadio