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CHIAMAMI ANCORA AMORE - L’incontro con il cast e gli autori


Da lunedì 3 maggio su Rai 1 la serie tv in tre serate creata da Giacomo Bendotti che racconta la fine di un amore e il doloroso divorzio con conseguenze emotivamente devastanti.


CHIAMAMI ANCORA AMORE - L’incontro con il cast e gli autori
"Chiamami Ancora Amore" dal 3 maggio su Rai 1
“È un crime familiare”, ha spiegato il creatore della serie Giacomo Bendotti, “perché l’intenzione è stata quella di costruire un grande racconto di sentimenti, il cuore tematico è come l’amore tra due persone cambia quando si diventa una famiglia, quando si diventa in tre, poi eventualmente anche di più, quando due amanti diventano anche due genitori e quindi devono ritrovare un equilibrio costruito negli anni. Nel raccontare questo mi sembrava interessante trovare una chiave che fosse di indagine e una delle ispirazioni è stata senza dubbio “Kramer contro Kramer”, l’inizio è quasi un omaggio al film. L’idea era quella di raccontare uno scontro in tribunale tra un padre e una madre e tramite l’intervento di un’assistente sociale ricostruire la parabola di un amore”.

Una parabola raccontata “seguendo” da vicino i protagonisti, Anna ed Enrico, nella loro quotidianità, nei cambianti del loro rapporto:

“Quando ho letto per la prima volta il testo di Giacomo ho subito sentito pulsare una grande verità, una grande modernità di racconto”, ha dichiarato il regista Gianluca Maria Tavarelli, “quindi ho pensato che per metterla in scena bisognasse in qualche modo rispettare quella modernità e ho capito che tutto quello che era un po’ l’artificio cinematografico del racconto, quindi i movimenti di macchina, i dolly, non fosse adatto a questa storia, che questa storia avesse bisogno di stare addosso agli attori con la macchina a mano, con una racconto quasi documentario”.

Un ruolo inedito per Greta Scarano che interpreta Anna, donna e madre in crisi che prende la difficile e triste decisione di porre fine al suo matrimonio:

“A questo personaggio mi sono avvicinata in punta di piedi”, ha spiegato l’attrice, “intanto perché dovevo raccontare la maternità, io non sono madre, quindi per me era assolutamente fondamentale restituire un’interpretazione credibile in questo senso, abbiamo lavorato molto con tutto il cast per cercare di essere più realistici possibile. È una storia se vogliamo piccola sotto un certo punto di vista, ma anche comune perché le coppie in crisi le consociamo bene, forse ci siamo passati tutti noi, che viene messa sotto la lente d’ingrandimento e si ha, quindi, l’occasione di vedere veramente cosa accade all’interno di una dinamica di coppia. Anna è una donna molto distante da me, ha rinunciato a fare quello che desiderava, il medico, per il proprio figlio, io sono, invece, stata molto attenta a non fare figli perché la mia realizzazione professionale è sempre venuta per prima. È una serie che parla di umanità vera, senza fronzoli, senza retorica, la maternità con tutti i suoi difetti e i lati positivi”.

“Il mio personaggio mi ha lasciato tanta ricchezza per l’esperienza che ho potuto fare attraverso la sua storia”, ha spiegato Simone Liberati che interpreta Enrico, “e il grande insegnamento è stato quello di accettare l’inevitabilità degli errori che la vita ci porta a fare, considerarli parte integrante di un percorso. I nostri personaggi sono coinvolti talmente tanto nella loro relazione che diventa poi molto difficile da gestire, dar conto all’altro degli errori, dei torti ricevuti entrando in un turbinio senza fine di rinfaccio delle responsabilità”.

Tanti i temi importanti per questo dramma familiare come l’aborto, argomento ancora spinoso in Italia e non solo:

“Avevo la sensazione di maneggiare un tema molto sensibile mentre scrivevo”, ha spiegato Giacomo Bendotti, “ma sentivo anche che era necessario raccontare di come in un paese che si suppone civile esista per le donne un percorso tortuoso e pieno di ostacoli per arrivare a fare una cosa che dovrebbe essere del tutto garantita. La pillola RU, per esempio, si dà negli ospedali per rendere più difficile il processo di assunzione con l’obbligo dei tre giorni di ricovero che in realtà non ha alcuna ragione di esistere se non per impedire l’autodeterminazione di una donna che vuole abortire”.

26/04/2021, 12:32

Caterina Sabato