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RESILIENZA - La capacità di reagire a traumi e difficolta'


Antonio Centomani dirige un lavoro prodotto dalla Lupa Film e patrocinato da Women for Women against Violence e da Salvamamme.


RESILIENZA - La capacità di reagire a traumi e difficolta'
Resilienza è una parola sempre più in voga negli ultimi anni, il cui significato di uso più comune è definito dal vocabolario della Treccani come “la capacità di reagire a traumi, difficoltà, ecc.”. È un termine che, sebbene si sia diffuso sulla bocca di tutti soltanto di recente, era già in uso in contesti tecnico-scientifici proprio per indicare la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi. Con la decisione di intitolare il film Resilienza, il regista Antonio Centomani rivela la chiara intenzione di colpire d’impatto il pubblico, perché questa parola da sola, essendo per tutti pregna di un significato preciso e suggestivo, è capace di arpionare ancora prima della visione del lungometraggio.

Il film inizia come una storia d’amore qualunque, dai toni eccessivamente favolistici, tanto da risultare banale e stucchevole in certi passaggi. Una scelta narrativa probabilmente voluta per rimarcare in maniera più netta e cruda il subdolo passaggio dall’inebriante romanticismo dei primi tempi alla possessione e le violenze che la protagonista Giulia subisce da parte del fidanzato e che inizialmente, suo malgrado, ignora.

L’evolversi delle vicende è accompagnato dalla voce esterna della stessa Giulia che descrive e svela i meccanismi psicologici che l’hanno dominata nel corso del deteriorarsi della loro relazione, un espediente efficace per spiegare anche agli spettatori le dinamiche di questo tipo di fenomeni.
Resilienza parte quindi con leggerezza per mutare in un film drammatico dalle tragiche conclusioni. L’obiettivo è quello di accendere il dibattito sul tema del femminicidio. Il film è stato infatti prodotto dalla Lupa Film, una casa produttrice che si occupa di sviluppare progetti inerenti alle questioni femminili.

Inoltre, la pellicola è stata patrocinata da Women for Women against Violence e dall’associazione Salvamamme per il progetto “Valigia di Salvataggio” a sostegno delle donne in fuga vittime di violenza. Il film si conclude come è iniziato, la stessa esatta scena ripetuta ma con altri due personaggi, un modo per denunciare la gravità del fenomeno, la cui portata non si limita a rari e isolati casi.

24/08/2021, 08:26

Gabriele Nunziati