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Note di regia di "Diabolik chi sei?"


Note di regia di
Chi è veramente Diabolik? Le sorelle Giussani nel marzo del 1968, a cinque anni dalla pubblicazione del primo numero del leggendario fumetto, provarono a rispondere a questa domanda, scrivendo e poi pubblicando quello che probabilmente è l'albo del Re del Terrore più famoso di sempre: "Diabolik chi sei?".
Dopo due film, e qualche anno di completa dedizione al nostro antieroe preferito, abbiamo pensato che fosse arrivato il momento di prendere il toro per le corna e di far diventare un film il mitico albo del '68.
Le Giussani, con la capacità di suggestione che le ha rese tra le autrici di fumetti più importanti d'Italia e probabilmente del mondo, sono riuscite, ancora una volta, a trovare la quadra magica, a spiegare il personaggio e le sue origini senza veramente spiegarlo o, quantomeno, senza svelarlo completamente, lasciandolo misterioso e affascinante
Abbiamo cercato, ancora una volta, di essere fedeli al lavoro delle sorelle milanesi, cercando semplicemente di trasferire al cinema la suggestione dalla pagina disegnata. "Semplice" non vuol dire "facile", ma questo è l'obbiettivo che ci siamo prefissati.
Nel primo film abbiamo raccontato Diabolik dal punto di vista di Eva Kant, la donna che si innamora di lui e che affiancandolo lo completerà; nel secondo attraverso quello dell'ispettore Ginko, l'uomo che gli dà la caccia e alza costantemente il livello della sfida. Nel terzo film abbiamo deciso di raccontare Diabolik dal punto di vista di Diabolik stesso. Chi è Diabolik? E soprattutto: il Re del Terrore è completamente conscio delle sue origini e della sua misteriosa identità?
Da lettori abbiamo visto Diabolik attraversare gli anni con quella capacità magica, che hanno sempre i fumetti, di restare identico, e apparentemente della stessa età, mentre passano i decenni. Abbiamo voluto metter e anche questa caratteristica nel film, facendo un balzo in avanti di un decennio. Dopo gli anni 60 del primo e del secondo capitolo, ci troviamo improvvisamente negli anni 70. Questo ha rappresentato una sfida per noi e per i nostri collaboratori artistici. Scenografie, costumi e fotografia sono cambiati in modo piuttosto radicale: dalla fredda razionalità ed eleganza che caratterizza gli anni 60, siamo passati alla follia eccentrica e rivoluzionaria del decennio successivo. Questo ha dato un taglio comple tamente diverso al film , anche dal punto di vista cinematografico e di ritmo del racconto. Se non bastasse, nella seconda parte, quan do raccontiamo la sorprendente infanzia di Diabolik, abbiamo fatto un tuffo in dei non ben definiti anni 40, cambiando ancora una volta lo stile, in maniera ancora più repentina, passando a un immaginario espressionista
rigorosamente in bianco e nero.
Un'altra caratteristica del fumetto è che ogni storia nuova ti fa entrare in un mondo a sé, con personaggi nuovi che vivono una vita complessa e "tridimensionale" che inizia e finisce all'interno della storia stessa. Così in questo film, oltre al cast fisso gi à presente negli altri, Giacomo Gianniotti, Miriam Leone, Valerio Mastandrea, Monica Bellucci e Pier Giorgio Bellocchio (il cui sergente Palmer assume in questo film una nuova e drammatica
profondità), si sono aggiunti tanti nuovi attori a disegnare un cal eidoscopio di personaggi, sia nella storia principale che nel racconto del passato del leggendario criminale. Diabolik stesso viene i nterpretato da più attori.
Per concludere, il terzo film è pieno di canzoni e di straordinarie interpretazioni di grandi cantanti italiani e non. Per il brano dei titoli di testa, dopo l'oscurità di Manuel Agnelli e l'eleganza di Antonio Diodato, siamo pas santi al funky frizzante e stiloso dei Calibro 35 in coppia con Alan Sorrenti. Questa canzone rappresenta la profonda differenza di questo film rispetto ai precedenti.

Antonio e Marco Manetti