Descrizione: Baarìa è il nome dialettale di Bagheria, cittadina alle porte di Palermo, ricca di storia e di ville settecentesche, paese natale di Giuseppe Tornatore, il quale ha così intitolato il suo ultimo film che vedremo nelle sale il prossimo autunno e la cui sceneggiatura questo libro propone in contemporanea. Attraverso le vicende di tre generazioni di una famiglia di Bagheria, - Giuseppe e Mennina, i loro padri, i loro figli - il libro racconta un secolo di storia italiana, le guerre mondiali e l'avvicendarsi di fascismo e comunismo, democrazia cristiana e socialisti. I luoghi che più hanno segnato l’infanzia del regista sono la casa dei nonni e il cinema. “Al tempo del fascismo la sala di Bagheria si chiamava ‘Cinematografo Littorio’ – racconta Tornatore - Dopo la guerra si dovette cambiarne il nome. Ma era scolpito a caratteri cubitali sul frontespizio dell’edificio. Costava un occhio della testa. Così, il proprietario, per risparmiare, aguzzò l'ingegno e modificò solo la prima e l'ultima lettera: Littorio diventò Vittoria”. “Si potrebbe definire un affresco corale, io preferisco dire che Baarìa è una commedia, piena di ironia… Come nella migliore tradizione, la risata è l'anticamera per una riflessione più seria. Per esempio sulla politica, all’epoca in cui suscitava entusiasmi e simpatie. A Bagheria, poi, la politica aveva la dimensione del villaggio. Bastava passeggiare per il corso e sapevi tutto ciò che succedeva al mondo. Incontravi gli assessori, i sindaci, discutevi con loro. Era un rapporto direttissimo.
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