Note di regia del film Giorni in Prova
L’alternarsi delle stagioni. Dalle prime nebbie autunnali che calano sulla Pianura Padana allo sbocciare della primavera, fino alla calura estiva. Questa la scena su cui si muove e prende progressivamente forma la figura di Emilio Rentocchini, il suo personaggio. Un montaggio pensato per accumulazioni, di parole, di orizzonti visivi. Una scelta di regia precisa per tentare di vincere quella che potrebbe apparire a prima vista una scommessa impossibile o persa in partenza. Filmare la vita di una persona normale, assolutamente normale.
Ma poi l’uomo normale scrive versi e li legge a un pubblico ristretto, attento, sempre diverso ma sempre affezionato, la sua “gente”, con cui ha un rapporto vincolante, mai formale, mai calato dall’alto. Letture pubbliche, scandite dalle sue ottave metafisiche, che ho voluto riprendere con occhio discreto, per mostrare il legame nel momento in cui si crea.
Un legame simile Emilio Rentocchini sembra crearlo quando parla e racconta quello che pensa. O semplicemente quando reagisce alle situazioni minime della sua vita con la sua immancabile ironia. Ascoltarlo è un’esperienza. Ci fa ridere, sorridere, piangere. Ho voluto filmarla, provare a mostrarla. Per questo per raccontare l’uomo, il poeta e la sua terra, non abbiamo pensato a una voce fuori campo: lo scheletro del documentario è costituito dalla voce di Emilio Rentocchini.
Qui si innesta l’altro elemento decisivo del racconto. Mostrare e scoprire anche il contesto, lo sfondo che Sassuolo rappresenta per Rentocchini. Sassuolo è una città ricca, cresciuta improvvisamente, che ha visto scoppiare un grande boom industriale e la popolazione crescere sempre di più, raddoppiare, poi triplicare. Ho filmato gli imprenditori, i lavoratori all'interno delle fabbriche di ceramica, un sindacalista, Alcide Vecchi, sindaco di Sassuolo per moltissimi anni, quelli decisivi della crescita, a raccontare l’altra faccia di questo enorme sviluppo economico, l’effetto vissuto sulla pelle dai lavoratori.
Siamo andati negli interni dei loro luoghi di lavoro per cercare di riprendere gli spazi in cui, mossa da un’etica del lavoro quasi ossessiva, si è costruita “la capitale mondiale della piastrella”.
Così il documentario non segue una vera e propria linea narrativa, ma un fiume carsico di riflessioni scandito nel suo svolgersi unicamente dallo scorrere del tempo. L’intenzione è far emergere, mostrando le giornate di un poeta a Sassuolo, il rapporto di amore e di tensione che si sviluppa tra Rentocchini e la sua terra. Perché il rapporto di Emilio con Sassuolo è fondante e necessario al suo essere poeta, benché Sassuolo non sia luogo di meditazione e quiete, ma la sede di un rapido turbinio economico. L'esperienza di un esilio interiore, che tuttavia nasce da un profondissimo senso di identità, di appartenenza.
Daria Menozzi