Profilo di Emilio Rentocchini
Sassuolo è una cittadina del nord d’Italia, carica di storia e vestigia rinascimentali come tante altre, ed è anche la “capitale mondiale della piastrella”. Un luogo della globalizzazione con un tasso di disoccupazione tra i più bassi d’Italia e una percentuale di immigrati residenti tra le più alte. A Sassuolo è nato e vive Emilio Rentocchini. Cinquantacinque anni, aspetto mite e riservato. Insegna letteratura italiana in una scuola media di un paesino delle vicinanze. Ha pochi amici, gli stessi da sempre. È appassionato di calcio, tutte le domeniche è immancabilmente allo stadio a tifare per la sua squadra del cuore, quella di Reggio Emilia. È sposato e ha un figlio che all’università ha studiato economia. Sassuolo è il luogo che ha scelto come centro della sua ricerca sul linguaggio: Emilio Rentocchini, infatti, nasce e si scopre poeta a partire da una scelta radicale, scrivere in dialetto. Sassuolo diviene teatro e molla propulsiva della sua esperienza creativa.
Una lingua marginale, che delle direzioni del tempo sembra conoscerne soltanto una, il passato, nelle sue mani diviene strumento di una poesia dal grande respiro, capace di cogliere il cuore delle cose come tutta la grande letteratura. Rentocchini scrive rigorosamente in ottave, la rima di Ludovico Ariosto. Scrive in dialetto e poi si traduce in italiano: al primo è affidata la musica, al secondo il senso.
Non ama spostarsi. Da giovane, racconta, ci ha provato: Londra, ovviamente. Dopo
un mese è tornato indietro “perché non aveva il fisico”. Da allora è sempre rimasto a Sassuolo. I viaggi, rari, li dedica a luoghi per lo più trascurati, lontani da ciò che si è soliti considerare centro. Ama scoprire la bellezza dove si è meno abituati ad
aspettarsela.
Le giornate di Rentocchini sono scandite da veri e propri rituali. Ogni giorno una
passeggiata per andare in piazza, tutti i sabati pomeriggio la schedina. La letteratura, Rilke, Pessoa, Canetti, l’amore per la musica classica a cui oggi si è sostituito la ricerca del silenzio. Ma anche la passione politica, il senso civile e l’attenzione alle trasformazioni del presente. Così quando parla di Sassuolo Rentocchini racconta di un’identità collettiva che è il segreto dell’innovazione tecnologica della sua industria, ma al tempo stesso anche resistenza alla delocalizzazione che la globalizzazione imporrebbe: “Se in 15.000 tutte le mattine tutti si alzano con lo stesso pensiero, un’idea ogni tanto viene fuori. E qui a Sassuolo tutti, tutte le mattine si alzano pensando alla piastrella”.
Marta Donzelli12/12/2006