Note di regia del film "Il Posto dell'Anima"


Riccardo Milani descrive il suo film sul problema della disoccupazione.


Note di regia del film
Una scena del film "Il Posto dell'Anima"
“Meglio morti che disoccupati", una volta mi capitò di leggere questo titolo su un giornale in un articolo dedicato alla vicenda di una fabbrica che aveva chiuso.
Era la dichiarazione di un operaio che interrogato sui motivi per cui, nonostante avesse saputo da anni della pericolosità del suo ambiente di lavoro, avesse sempre deciso di tacere. Era un operaio anziano, venuto trent'anni prima a lavorare in una fabbrica da un paesino dell'entroterra montano del nostro paese. Uno dei tanti piccoli centri montani che si sono svuotati dagli anni '60 in poi e che ora stanno morendo.
Da qui è in qualche modo nata l'idea di questo film.
“Il Posto dell'Anima", una commedia amara totalmente ambientata nel mondo del lavoro è infatti la storia di un gruppetto di operai, tutti originari di un piccolo centro di montagna, che trasferitisi vicino ad un importante polo industriale di colpo perdono il lavoro perché la multinazionale per la quale lavorano, chiude. Il licenziamento azzera di colpo le loro esistenze, rimettendo in discussione tutto: vivere in un posto nel quale si erano trasferiti solo per lavoro, aver accettato di lavorare in condizioni di grande nocività pur di mantenere la sicurezza del posto, i rapporti all'interno delle loro famiglie che vengono sconvolti.
Il “mercato" ha deciso la loro vita, l’ha indirizzata, guidata.
Una vicenda che racconta le trasformazioni del nostro paese negli ultimi vent'anni attraverso un microcosmo di umanità con le sue lacerazioni, i suoi conflitti, le sue contraddizioni.
Ma anche con la voglia, il desiderio, il sogno, di mantenere una propria identità.

Riccardo Milani