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Note di regia del film "Prima Dammi un Bacio"


Il regista Ambrogio Lo Giudice descrive il film "Prima Dammi un Bacio".


Note di regia del film
Lo Giudice sul set del film con Zingaretti
Un uomo e una donna. Titolo geniale per un film, ma già usato e che racchiude il sale della vita.
Un uomo e una donna per la vita. Chi non l’ha mai sognato o desiderato almeno una volta?
Io ci credo, o perlomeno credo che esistano sul pianeta uomini e donne che si completano l’uno con l’altra. Ma non sempre si trovano. Anzi quasi mai.
E credo anche che non ci sia un metodo per trovarsi. Probabilmente tra qualche anno ci saranno sistemi che ci diranno chi ha la chimica giusta per starci vicino, ci scannerizzerano e ci accoppieranno virtualmente, ma io non ci credo.
Io non so come nasce la scintilla, ma so che può nascere.
Il film racconta di due anime che si incontrano magicamente e che gli eventi riescono ad allontanare ma non a dividere.
Volevo fare un film sull’amore perché è il più grande mistero che ci circonda e sono andato alla ricerca del sentimento puro, senza condizionamenti, quasi animale, nel senso nobile della parola.
Adele e Marcello sono particolari, perché il loro amore non nasce da un corteggiamento o da una connotazione sociale o da un desiderio di possesso, il loro amore è istintivo.
C’è. C’è sempre stato e sempre sarà.
Ho girato la parte dei bambini, l’inizio del film, sei anni fa. Un ragazzino e una ragazzina che si giurano amore per la vita e gli eventi li separano.
Volevo raccontare le loro vite separate, scoprire fino a che punto un amore poteva resistere senza essere vissuto insieme.
E in cinque anni ho scritto, riscritto, incontrato persone, sceneggiatori, produttori, attori,
Ma qualcosa mancava. Mancava un anello di congiunzione.
Non riuscivo a trovare un filo che legasse le storie di Adele e Marcello. Lo trovavo ma poi lo perdevo, o non era credibile, oppure un giorno mi piaceva e il giorno dopo non mi piaceva più. Poi ho aggiunto un personaggio (Loris) e tutto ha cominciato a girare.
E dopo sei anni ho ricominciato da dove avevo lasciato. I bambini erano cresciuti e così hanno potuto interpretare loro stessi con sei anni in più (Marcello e Loris a 10 e a 16 anni sono gli stessi attori cresciuti).
La scelta degli adulti è stata un po’ più complessa. Cercavo tre attori che, pur con il trucco , reggessero un arco temporale di 20 anni e volevo facce antiche che potessero diventare moderne. Stefania Rocca (Adele) ha una bellezza nordica che si sposa con il personaggio e una maturità che le ha permesso di affrontare il ruolo di una quarantenne, ma nello stesso tempo anche la freschezza per recitare benissimo una
ragazza poco più che ventenne. Marco Cocci (Marcello) l’ho scelto dopo una lunga serie di provini per il suo modo di recitare, assolutamente naturale, che era esattamente quello che cercavo e per la sua fisicità giusta per un dopoguerra.
Luca Zingaretti (Loris) mi ha fulminato per la sua bravura una sera guardando la tv. Il giorno dopo gli ho fatto avere la sceneggiatura e fortunatamente ha accettato. Lui rappresenta la sicurezza e il conforto per Adele e Marcello e mi serviva un attore che avesse la forza per tenere quel tipo di ruolo.
Ho girato il film nella terra dove sono nato e dove ho vissuto a lungo, l’Emilia. Ho cercato di mantenere nelle riprese e nei personaggi lo spirito di libertà, di indipendenza e di allegria di questa terra così particolare. Ci sono molti campi lunghi nel film, ma anche tanti primi piani. Sono voluto entrare negli sguardi per seguire le sfumature dei cambi di espressione, per fare uscire il più possibile i sentimenti, la rabbia, la gioia, ma soprattutto la tenerezza.
Spero di esserci riuscito.

Ambrogio Lo Giudice