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Note di regia del film "Notturno Bus"


Note di regia del film
Davide Marengo con Fantastichini sul set del film
In genere in Italia succede che un regista abbia l’idea per un film o una sceneggiatura e poi si metta all’ardua ricerca di produttori che possano finanziare il progetto.
In questo caso, con “Notturno Bus”, è successo l’opposto. E’ stato il produttore del film a sottopormi l’idea di dirigere l’adattamento cinematografico dall’omonimo romanzo di Gianpiero Rigosi.
Per pura coincidenza il romanzo di Rigosi l’avevo già letto qualche mese prima e mi era molto piaciuto, tanto che pensavo fosse scritto per il cinema…
Ciò che mi ha intrigato di più del progetto è stata la commistione di generi che esso mi offriva di esplorare: noir, commedia romantica, azione. Infatti si può dire che “Notturno bus” sia un film di “generi” più che di genere.
“Notturno bus” è un film corale dove spiccano i personaggi di due trentenni, due tipi solitari e singolari: l’autista di autobus e amante del poker, Franz (Valerio Mastandrea) e la ladra, bella e bugiarda, Leila (Giovanna Mezzogiorno).
Franz e Leila sono come impigliati nella metropoli nella quale vivono in particolare di notte, tra strade umide e deserte, tra locali ambigui e fumosi. Il loro tumultuoso incontro li metterà di fronte ad una scelta definitiva: continuare a vivere nella città come imprigionati in una ragnatela o trovare il modo di tagliare i fili, di liberarsi finchè sono in tempo e di fidarsi finalmente dei propri sentimenti oltre che l’uno dell’altro.
Ad aiutare più o meno volontariamente il destino dell’insolita coppia sarà un ex agente dei servizi segreti, Matera (Ennio Fantastichini), forse il personaggio più complesso e tragico del film, incaricato da un uomo di potere di scambiare una valigetta piena di soldi con un microchip compromettente.
Ad aprire e chiudere il film sarà l’aereoporto, vero e proprio coprotagonista del film e classico “non” luogo che rappresenta il desiderio di fuga per i nostri protagonisti. Ma in questo caso l’aereoporto diventerà in modo beffardo “il” luogo che aiuterà Franz e Leila a non farli più scappare da se stessi e a capire che c’è ancora qualcuno di cui si possono fidare.
L’esito finale dell’intreccio noir, per alcuni personaggi mortale, per altri vitale, rappresenta l’assurdità di un potere cinico e freddo che può decidere del destino delle persone col distacco di chi non ha una coscienza e si preoccupa solo dei propri affari.
L’esperienza di questo film è stata per me intensa e professionalmente molto importante, in particolare perché ho potuto lavorare con grandi professionisti del cinema e con un cast davvero ricco, insolito e generoso.
Con il direttore della fotografia Arnaldo Catinari abbiamo parlato molto prima delle riprese su come girare in poche settimane e con molte scene ambientate di notte, una storia così complessa. Abbiamo voluto creare un contrasto tra l’eleganza delle inquadrature e la ruvidezza dell’illuminazione decidendo di usare pochissima luce “artificiale”, per dare verità e vita ai luoghi del film. E abbiamo deciso di girare in quasi tutte le scene con un lento ma continuo movimento di macchina da presa, per comunicare un impercettibile senso di instabilità e inquietudine che accompagna i nostri personaggi.
Una delle scene più complesse da girare è stata quella dell’inseguimento tra i due autobus, montata in modo serratissimo da Patrizio Marone. Abbiamo girato per tre giorni sul lungotevere di Roma con quattro autobus che abbiamo semi-distrutto, bloccando la città e divertendoci molto, mischiando immagini riprese con gli stunt a quelle con i veri attori.
Ho dovuto faticare in particolare con Mastandrea e Pannofino alla guida dei due autobus, perché ho frenato a stento il loro istinto a scontrarsi per davvero mentre giravamo…

Davide Marengo