Intervista al regista Giorgio Diritti
sul film "Il Vento fa il suo Giro"
Come è nata l'idea per la realizzazione di "Il Vento fa il suo Giro"?
Giorgio Diritti: L'idea nasce da un amico giornalista e documentarista, Fredo Valla che vive in una valle occitana e che mi ha proposto il soggetto di quello che poi è diventato "
Il Vento fa il suo Giro", mi è parso subito un progetto interessante e corrispondeva al mio desiderio di raccontare della diversità, del rapporto tra culture ed identità diverse in un modo originale.
Il film tratta vari temi dal rapporto uomo-natura, alla diffidenza umana, dal rapporto tra individualismo e collettività alla arcaicità di alcune comunità della società moderna alla diversità. Quale era il messaggio o il tema centrale che voleva sviluppare?
Giorgio Diritti: Sicuramente come dicevo lo spunto di partenza è stata la dimensione della diversità perchè credo che sia uno snodo fondamentale per la società attuale per quella del futuro, ma anche le altre cose che ha citato sono sentite, e vissute come importanti. Infondo il film fa da specchio alla società attuale o per meglio dire ad alcuni degli interrogativi e temi della società attuale.
Come considera il rapporto tra individualismo e collettività?
Giorgio Diritti: Credo che sia fondamentale il rispetto dell'identità e dell'individualismo, ma che questo si debba legare in una sorta di scambio reciproco alla collettività. Una scoietà in cui i singoli mettono in comune le proprie diverse esperienze è una società che cresce che si arrichhisce.
La società che ha incontrato sui luoghi delle riprese è molto simile a quella descritta in "Il Vento fa il suo Giro"?
Giorgio Diritti: Sui luoghi di ripresa ho incontrato grande disponibilità apertura e sostegno. Grande affetto dalla gente della valle Maira. In sostanza il film racconta di problemi che esitono anche su quel territorio ma che non sono molto diversi da quelli di un condominio di Roma o Milano. Lì c'è stata la consapevolezza di riconoscere e mettere in piazza un problema per smuovere le dinamiche utili a risolverlo.
Cosa ha privilegiato nelle inquadrature e nella fotografia del film?
Giorgio Diritti: La sensazione che il panorama, gli scenari fossero parte integrante del racconto, soprattuto in chiave psicologica il resto è stato costruito dalla magia di Roberto Cimatti, il direttore della fotografia.
Come ha diretto sul set un manipolo di attori non professionisti tranne Thierry Toscan ed Alessandra Agosti?
Giorgio Diritti: E' stato, piacevole, si è lavorato con semlicità cercando di mettere a proprio agio le persone. E' stato fondamentale il clima familiare che la trouppe ha saputo creare...
Come è avvenuta la scelta Alessandra Agosti per il ruolo di Chris Héraud e che caratteristiche ha voluto dare a questo personaggio?
Giorgio Diritti: Alessandra l'ho conosciuta prima indirettamente in un film di Franco Piavoli e poi grazie e lui di persona. Il suo personaggio era particolarmente delicato negli equilibri, doveva esprimere leggerezza e concretezza allo stesso tempo. Ho voluto porre attenzione anche ad una dimensione del ruolo femminile nella società, dove sovente le scelte sono fatte dagli uomini, le donne le condividono e sovente ne portano il peso più grande.
Come èavvenuta la produzione dl film e la sua distribuzione in sala?
Giorgio Diritti: La produzione di questo film è stata un piccolo miracolo di quell'Italia che riesce ad inventarsi percorsi diversi per arrivare all'obbiettivo. Non avevamo nessuna risorsa economica ma il mio socio, Simone Bachini ha deciso di trasferirsi lì nelle vall occitane per capire se in qualche modo si riusciva a metter in sieme il film in un modo diverso. Da lì con pazienza, umiltà si e man mano avuta la dispnibilità delle persone, si sono avuti un po' di aiuti concreti, poi la Regione Piemonte nell'assessorato alla cultura Minoranze Linguistiche ci ha sostenuto e così via via, con il coinvolgimento della trouppe in cooproduzione... Un amico ha deciso di entrare in coproduzione con la sua società Imago Orbis e siamo andati anche noi in banca a fare un mutuo... Ma fondamentale è sata la disponobilità sul territorio, quie tanti piccoli aiuti quasi invisibili che messi insieme però rappresentano molto. Per la distribuzione, malgrado numerosi festival vinti a livello anche internazionale ci siamo trovati in una situazione di stallo. Le società private o pubbliche dicevano bello bello, ci hanno tenuto in sospeso dei mesi... ma in realtà il sistema in Italia è chiuso, è difficile per un film indipendente trovare spazio. Allora abbiamo fatto l'ultimo sforzo...grazie all'aiuto di alcune entità e associazioni che ci hanno pagato ognuno una copia, abbiamo deciso di partire con un adistribuzione per così dire reginale, a macchia di leopardo... dal Piemonte Liguria, Emilia, Poi Puglia, Lombardia... Nel nostro piccolo senza nessuna pubblicità abbiamo ottenuto risultati sorprendenti. A Torino il film è stato in sala 12 settimaqne di seguito.. a Milano siamo già a 8 e va avanti...
Come crede si possa migliorare la distribuzione delle pellicole italiane in sala?
Giorgio Diritti: Credo sia necessario un intervento che tutela e premia la visibilità del film italiano... forse obbligando le multisale a dedicare uno schermo o due solo a quello, e probabilmente dovrebbe crearsi un circuito di sale dedicate ... Credo inoltre che andrebbe ricreato un buon rapporto con il pubblico con i giovani e in questo potrebbe essere di aiuto una migliore collaborazione con con le tv soprattutto quella pubblica. Penso che dovrebbe essere normale poter vedere anche in tv un film italiano: Uno a settimana sarebbero già 52 in un anno... un po' più di film ed un po' meno di fiction...
Come considera il panorama cinematografico italiano attuale
Giorgio Diritti: Interessante, in certi casi molto vivo, ci sono autori con personlaità. L'insieme però è schiacciato dallo scarso numero di produzioni, dai costi di produzione aimè sempre alti, Questo rende difficile dare spazio all'originalità al coraggio di raccontare storie che escano dall'ovvio.
31/07/2007
Simone Pinchiorri