Note di regia del film "Non Voltarmi le Spalle"
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Non Voltarmi le Spalle, prosegue idealmente la mia indagine sulla diversità e sulle difficoltà di comunicazione, già trattate sia in "
Quattro Figli Unici" che in "
Prima la Musica, poi le Parole". La protagonista Anna, sorda vera sia nella realtà che nella finzione, non si discosta poi di molto da Giovanni, il bambino che parla in “zippacchiano” di "
Prima la Musica". Trova un contesto, qui la scuola, là l’ospedale; una persona disposta ad imparare il suo linguaggio, là Marina, qui Giorgia, l’assistente alla comunicazione, e a cercare di combattere il contesto, ancorato a routine metodologiche o terapeutiche. Il percorso è in entrambi i casi, irto di difficoltà, sia interiori che ambientali. Se vogliamo il percorso in "
Non Voltarmi le Spalle" si amplifica, perchè c’è un secondo, forse un terzo protagonista, il gatto Nuvola, che come Anna e Giorgia, deve affrontare un mondo ostile, portatore il gatto a sua volta di un linguaggio frainteso, il suo miagolare alla ricerca d’amore e della strada di casa, dove sa che l’amore c’è, e non di cibo come banalmente potrebbe sembrare. L’incontro di Anna col gatto in classe è il momento in cui Anna decide di parlare per la prima volta per mettere sull’avviso i compagni sul reale significato del miagolio di Nuvola. Perchè “il signore di nome Stanislao, incontrò un gatto e gli disse “ciao”, il gatto tra se pensà, che ignorante però, non sa nemmeno dire bene “miao”… Rodari, come spesso, c’ illumina il cammino, e ci fa capire che le difficoltà di comunicazione, sempre di più in questa società meticciata multietnica, sono qualcosa che caratterizza ormai la nostra civiltà, ma basta aver voglia di rimettersi in discussione, di entrare nei panni dell’altro, di non credersi portatori di verità, quindi in sintesi basta un po’ di umiltà tenace per arrivare piano piano a capire e a capirsi.
Fulvio Wetzl