Note di regia del documentario "In Fabbrica"
Ho fatto questa ricerca negli archivi cercando di non essere animata dalla nostalgia. Secondo me la nostalgia è un'ossessione, un rovello, un sentimento dominante nel nostro paese, ed è il contrario della memoria. La nostalgia è un modo di scagliare il passato contro il presente. Ci consente di sfuggire al dovere di pensare il nostro tempo, di agirlo. Non so bene quando sia nata questa forma ossessiva del nostro pensiero, eppure ho la sensazione che la sua comparsa abbia a che vedere proprio con le fabbriche, l'industrializzazione, il cambiamento totale della realtà del nostro paese in pochi anni. Quindi un senso di nostalgia ha accompagnato tutto il mio lavoro in questo documentario. Eppure ho cercato di combatterlo. Credo che sia giusto guardare al passato ma che si debba cessare di rimpiangerlo. Spesso esso viene usato contro il presente. E' certo che l'Italia che scorreva sotto i miei occhi attraverso il repertorio, quelle facce così fiere e belle, mostrate da immagini anch'esse bellissime, in pellicola, in bianco e nero, attraverso lo sguardo a volte di grandissimi registi inducevano a ogni momento al rimpianto. Eppure io credo che la nostalgia sia anche un modo di dimenticare. Si usa il passato per brandirlo come un vessillo sacro contro un presente che si suppone più scadente, ma in realtà questo passato non lo si conosce, e, in fondo, lo si disprezza, disprezzando il presente. Volere conoscere vuol dire essere curiosi, attenti, presenti a se stessi e al proprio tempo. Il doppio tema di questo documentario, gli operai e i registi che li hanno documentati, sono stati il sale del nostro paese e io credo che noi dobbiamo a loro uno sforzo continuo di memoria non per rimpiangerli, ma perchè essi ci aiutino a sapere chi siamo e ad andare avanti, verso il futuro, senza consegnarne il pensiero ad altri mentre noi stiamo fermi, intenti a medicare le ferite della nostalgia.
Francesca Comencini