Note di regia del documetario "Le Chiavi per il Paradiso"
Quando ero piccola sentivo che non avrei mai potuto fare realmente parte di Sant'Omero, o essere coinvolta nelle sue tradizioni: non ero battezzata. Tutto mi ricordava il peccato originale, la mancanza di fede o, più in generale, l'assenza di qualcosa in cui credere: la miriade di processioni sempre solo osservate da lontano, le litanie domenicali di Radio Maria che si diffondevano dalle finestre, la mia religiosissima bisnonna seduta tutto il giorno a pregare, erano mondi a me lontanissimi. Eppure, devo proprio al mio paese, territorio che consideravo straniero, il fatto di averli potuti incontrare: Creola, Leandro ed Angelo.
Nel film questa mia condizione di non credente diventa il pretesto per potermi avvicinare a loro nuovamente. Se durante la mia infanzia erano enigmatici eroi da osservare, oggi loro sono per me importanti testimonianze di vita da ascoltare. Ma nel film ciò che intendo per “testimonianza” non è un racconto del loro passato, bensì un percorso di scoperta del loro presente, di tutto ciò che continua ad ancorarli alla vita, come persone e non semplicemente come anziani. Questo film è su di loro.
Caterina Carone