Note di regia del film "Corazones de Mujer"
Il primo incontro fu in un locale marocchino di Torino, l’Haija, vicino corso Giulio Cesare: una saracinesca, e poi giù per le scale, nel ventre della città, a scoprire – sotto la pelle, e l’ordine – un altro mondo. È qui, sulle note della musica dal vivo suonata tra i narghilé, che ho incontrato Shakira: abito tradizionale marocchino, e una vistosa parrucca bionda. Incuriosito dalla nostra presenza straniera (eravamo
gli unici italiani di tutto il locale) ci ha detto "
Se volete, vi racconto la storia della mia vita". Abbiamo ascoltato, e ancora adesso non sappiamo quanto ci sia di vero: però ci è subito sembrata una storia importante, che meritava di essere raccontata. E per raccontarla, avevamo bisogno di un personaggio femminile della comunità marocchina di Torino, che in qualche modo avesse avuto una vicenda simile a quella di Shakira: Ghizlane Waldi, anche lei una non professionista, ci ha colpito per la spontaneità, e la voglia di mettersi a nudo di fronte alla macchina da presa. È strano, ma entrambi si rivelavano più libere di essere sé stessi di fronte alla camera che nella vita reale: forse perché tanto questo è solo un film, e questa convinzione – come una sorta di patto segreto – permetteva loro di raccontare ciò che difficilmente avrebbero potuto dire in una conversazione normale, o in pubblico.
E così abbiamo deciso di ripercorrere il viaggio che ci aveva descritto Shakira, e con una videocamera siamo partiti tutti insieme da Torino alla volta del Marocco su una vecchia Alfa Romeo Duetto (quella del film "
Il Laureato") , senza sceneggiatura e con un "cast" che si conosceva soltanto di vista: non sapevamo dove saremmo finiti, ma sentivamo che sarebbe stato il modo giusto per vivere fino in fondo questo viaggio profondamente umano. E così la storia è nata poco a poco, chilometro per chilometro; ci siamo messi tutti in gioco , cercando di assottigliare il più possibile, fino a eliminarla, la linea sottile che divide chi sta di fronte alla macchina da presa da chi sta dietro. La s toria che ci aspetavamo è cambiata parecchio durante il tragitto (come in ogni vero viaggio), ma abbiamo conosciuto con altri occhi il Marocco. E soprattutto noi stessi.
I temi del film sono ovviamente scottanti e complessi: però volevamo toccarli col tono lieve della commedia, ma senza dimenticare la serietà degli argomenti. Con la stessa leggerezza, e lo stesso disincanto, con cui Shakira ci aveva conquistati. Di solito, ascoltiamo storie di donne (e più in generale di persone) di altre culture che in Occidente vivono un processo di liberazione: stavolta, succede esattamente il contrario. Un giovane ragazza totalmente integrata, nata in una normale famiglia borghese, che tornando al proprio paese e riscoprendo le proprie radici attraverso altri occhi (quelli di Shakira) , si scopre una persona diversa, e decide di get tare la mas chera ed affrontare la verità. Il tema fondamentale è proprio questo: la libertà di essere se stessi, di dire ciò che si pensa, e di fare ciò che si dice. Una libertà che ovviamente è condizionata dalla realtà che ci circonda, ma che parte inizialmente da noi stessi: e, pur soggetta ai condizionamenti della realtà che ci circonda, questa libertà deve partire da noi.
Ci troviamo in questo momento in Giappone, e ci ha colpito molto una riflessione sulla condizione femminile che ci è stata detta: "
Non importa quale vestito porti, né quale musica ascolti o che cosa faccia durante il giorno o la notte... dentro di sé, nel profondo, ogni donna giapponese indossa ancora un kimono". È per questo che "
Corazones de Mujer" non è solo un film sulla cultura araba, ma più in generale è una storia universale che va aldilà delle barriere artificiali, e sociali, che abbiamo costruito.
Davide Sordella e
Pablo Benedetti