Festival del Cinema Cittŕ di Spello e dei Borghi Umbri
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Pesaro Film Festival 2008: Dario Argento
incontra il pubblico del festival


Dario Argento torna a Pesaro. Alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, d’altronde, il maestro del brivido č quasi di casa: “Ci venivo da ragazzo, quando facevo il giornalista, e qui ho visto i primi film di Andy Warhol, la Nouvelle Vague: č un luogo mitico”.


Pesaro Film Festival 2008: Dario Argento incontra il pubblico del festival
La giornata del 28 giugno 2008, al Pesaro Film Festival, č stata dedicata a Dario Argento: oggetto quest’anno del tradizionale Evento Speciale. Argento č stato protagonista stamattina di un’affollata tavola rotonda. “Qualcuno si č stupito della decisione di dedicare l’appuntamento ad un cineasta di genere – ha spiegato il presidente del comitato scientifico della Mostra Bruno Torri – ma questa č l’occasione per risarcire un valido regista della disattenzione della critica, e per comprendere la poetica coerente che non sempre abbiamo saputo scorgere”.
I critici mi hanno perseguitato e insultato per anni – conferma l’autore di titoli indimenticabili come "Profondo Rosso" e "Suspiria" – e in Tenebre mi sono tolto lo sfizio di farne uccidere uno ad accettate. Ma io non cerco il consenso unanime, non ho bisogno di santificazioni: perň, anche se sono abituato a questo tipo di celebrazioni all’estero, averle per una volta in Italia č bellissimo”.
Per l’occasione, Argento si č preso una pausa dalle riprese di "Giallo", il suo nuovo film: “Il primo girato su commissione: i soldi sono americani, mi hanno messo a disposizione un grande cast, con Adrien Brody ed Emmanuelle Seigner". I rapporti con le major, perň, non sono sempre cosě buoni: "Quattro Mosche di Velluto Grigio", per esempio, č ostaggio da anni di un contenzioso tra la Paramount e il regista. E cosě non si č potuto proiettare il film a Pesaro: “Ma in fondo mi piace l’idea di avere un film maledetto e invisibile”, scherza Argento.
Per il curatore dell’Evento Speciale, Vito Zagarrio, la sua filmografia č come l’opera di un artista: “Č fatta di periodi, fasi, persino colori, ricco di topoi e ossessioni ricorrenti. Ma l’universo coerente del suo cinema va visto non solo con la testa, ma con le viscere”. Aver (ri)visto tutti i film ha permesso di approfondire chiavi di lettura psicanalitiche, politiche (“La Terza Madre č un ritratto delle paure della societŕ occidentale contemporanea”), estetiche (“Il senso etico delle sue inquadrature č lo stesso di Antonioni. E persino Kubrick, senza Suspiria, difficilmente avrebbe girato Shining”).
Autore di prim’ordine, quindi: spesso bistrattato (soprattutto per gli ultimi film), forse perché – come sostiene il critico Gianni Canova – “č un’eccezione culturale nel panorama italiano, cosě refrattario all’horror. I suoi film sono un kamasutra di delizie e di torture del corpo, ogni organo č usato con una poetica – forse un’etica – del supplizio debitrice di una matrice figurativa forse piů nordica, fiamminga, che autoctona”.
Certe invenzioni e le capacitŕ di ideazione dei suoi film sono degne di un grande romanziere”, continua Mario Sesti, che parla di un cinema “che mette le mani addosso allo spettatore”. E che, sottolinea Steve Della Casa a proposito dei due episodi diretti da Argento per la serie tv Masters of Horror, “si spinge oltre i limiti dell’autocensura”.
Si emoziona, Argento: per le parole della psicanalista Graziella Magherini (consulente per "La Sindrome di StendhalI"), che rintraccia negli incubi del regista i pensieri di Dario bambino; e per la presenza di collaboratori di una vita. Nessun attore (“con loro ho avuto un rapporto ondivago: Tony Musante mi voleva picchiare alla fine delle riprese de L’uccello dalle piume di cristallo; e di Anthony Franciosa mi irritava che bevesse”), ma certo non potevano mancare il musicista Claudio Simonetti, lo sceneggiatore Franco Ferrini, l’esperto di effetti speciali Sergio Stivaletti, il direttore della fotografia Frederic Fasano. Tutti concordi nel sottolineare la generositŕ del regista, la sua volontŕ di scommettere sui giovani. “Ha creduto in me quando ero ancora uno studente di medicina”, lo ringrazia Stivaletti, che esordě con Phenomena: “All’inizio dovevo realizzare soltanto un semplice cadavere, poi l’ho conquistato mostrandogli i miei esperimenti in stop-motion, e ha voluto che mi occupassi anche del killer protagonista”.
L’ho conosciuto nel 1983”, continua Ferrini: “Avevo giŕ scritto una decina di film quando provai a mandargli una sceneggiatura: quel film non l’abbiamo fatto, ma presto č arrivato Phenomena, e poi una dozzina di opere. Un sodalizio, e un’amicizia, maturati nel tempo: ci siamo messi a nudo, il nostro č quasi un rapporto matrimoniale, a volte mentre si scrive un film insieme si puň arrivare ad odiarsi”. “Dario č un bambino cattivo che tormenta i propri padri artistici, compreso Hitchcock”.
La mia carriera non sarebbe stata la stessa senza Profondo Rosso – ricorda Simonetti – sono le collaborazioni con Dario ad aver fatto della mia musica un simbolo dell’horror, famoso in tutto il mondo”.
E il cinema ha cambiato la vita anche ad Argento: “In quegli anni, con la mia passione politica, se non avessi raggiunto la notorietŕ con questo mestiere, avrei aderito a qualche organizzazione clandestina. E oggi sarei morto, o in galera!”. “Un terrorista in meno, ed un artista in piů”, ha commentato Torri: e la statura dell’artista potranno facilmente giudicarla stasera gli spettatori del Festival, che stasera vedranno in Piazza del Popolo il director’s cut di "Opera".

28/06/2008, 16:33