Note di regia del film "Il Peso dell'Aria"
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Il Peso dell’Aria" racconta con un taglio amaro una piaga incontenibile della nostra società, l’usura. Basta sfogliare le pagine dei giornali e alzare lo sguardo alla cartellonistica che tempesta le nostre strade, per contare le numerose offerte di prestiti più o meno referenziate, sintomo della massiccia richiesta di aiuto economico da parte dei cittadini, a volte vittime di situazioni disperate. Molti i fattori che pesano su questa leva e inducono a cadere nella trappola dell’usura: la crisi economica, l’euro che continua a penalizzare le classi sociali più deboli, il rialzo dei prezzi, il lavoro precario.
Per affrontare questo argomento ho scelto di aprire uno squarcio sulla vita di un uomo comune, con un problema molto diffuso quale quello del lavoro precario, senza apparenti difficoltà economiche se non quelle quotidiane legate ai timori del futuro che riguardano un po’ tutti, per trasmettere l’idea di un pericolo che è sempre dietro l’angolo, insistendo sull’importanza di non lasciarsi sedurre da mani solo apparentemente amiche. Carlo, il protagonista, è un trentenne sposato da poco, che si trova improvvisamente a perdere lavoro e a combattere con una realtà mortificante, che non gli concede neanche la speranza di un futuro tranquillo. Facile l’abbocco all’offerta di un investimento molto promettente, una multiproprietà che potrebbe cambiargli la vita e che invece si rivela essere una truffa, e, di concerto, all’offerta facile e accessibile di un mucchio di soldi da restituire chissà come e chissà quando…
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Il Peso dell’Aria non è solo un film di denuncia, è anche una storia di vendetta e di azione, densa di intrecci e capovolgimenti, di personaggi complessi, di squarci continui in mondi apparentemente normali.
Un’idea immediata dell’atmosfera del film è suggerita già dal titolo, che sta ad indicare l’oppressione della quotidianità, sempre più difficile da gestire, sempre più disincantata, sempre più alla portata dei disonesti e attanagliante per il cittadino comune.
Stefano Calvagna