Note di regia del film "Un Altro Pianeta"
Quando ho iniziato a girare questo film avevo circa 1000 euro di budget e una settimana di tempo per le riprese.
Mi è toccato fare molte rinunce, alcune molto dolorose. La scena a cui forse tenevo di più – quella del primo dialogo tra Salvatore e Daniela – l’ho dovuta girare senza il fonico, sostenendo io il microfono per gli attori.
Credo però di aver mantenuto il senso del progetto, che era legato anche a una frase di Zavattini: “
Il nostro cinema vorrebbe far irrompere nello spettacolo, come supremo atto di fiducia, novanta minuti consecutivi della vita di un uomo. Ciascuno di questi fotogrammi sarà ugualmente intenso e rivelatore, non sarà più soltanto il ponte per il fotogramma seguente, ma vibrerà in sé come un microcosmo. Allora la nostra attenzione diventerà continua, e direi perpetua, come dev’essere di un uomo per un altro uomo. Riusciremo a far questo?”
Mai come oggi l’attenzione di un uomo per un altro uomo ci appare come un’utopia. Credo che la tragedia della società contemporanea stia proprio nell’incapacità di attenzione reciproca. Il cinema, specie quello americano, ha creato nello spettatore l’esigenza di una continua spettacolarizzazione del reale, togliendo interesse a tutto ciò che è muto e discreto: ma l’uomo e la vita hanno altri tempi, che non sono quelli del grande schermo. Questo film, invece, vorrebbe innalzare un “monumento” al quotidiano – perché spesso è nelle cose piccole che si manifestano le grandi verità. Ci sono molti dialoghi, anche lunghi, perché è parlando che le persone si conoscono. Molti silenzi, anche lunghissimi, e tanti piccoli suoni e rumori. I volti e i corpi degli attori sono sempre il centro della messa in scena. La storia si svolge in un unico giorno, dalla mattina al tramonto, su una spiaggia libera frequentata da naturisti e persone in cerca di sesso. Una staccionata di legno separa il bagnasciuga dalle dune, dove regna un silenzio quasi irreale. È lì che avvengono gli incontri, come quello tra Salvatore e Daniela. Attraverso i loro sguardi, ho cercato di fotografare la bellezza di un giorno d’estate, e della scoperta di un altro essere umano.
Stefano Tummolini